Fisco Tasse e imposte Formaggi italiani e dazi USA: una minaccia per la tavola e l’economia

Formaggi italiani e dazi USA: una minaccia per la tavola e l’economia

I nuovi dazi USA sui formaggi italiani colpiscono Pecorino Romano, Parmigiano Reggiano e freschi. Export e autenticità a rischio per il Made in Italy.

5 Agosto 2025 11:00

È un fulmine a ciel sereno per chiunque ami la buona tavola: l’annuncio dei nuovi dazi statunitensi scuote l’universo dei formaggi italiani e rischia di rimescolare gli equilibri di un settore che vive di passione, tradizione e sapori inconfondibili.

Sulla carta, si preannuncia una vera altalena di incrementi e riduzioni a seconda del prodotto colpito: il Pecorino Romano vede l’introduzione del 20% di tariffa, mentre il Parmigiano Reggiano respira un po’ grazie alla promessa di un ribasso dal 25% al 15%, purtroppo lontano quasi due anni. E non finisce qui, perché anche i formaggi freschi—burrata, ricotta, mascarpone—soffriranno un rialzo di prezzi.

Nel frattempo, le aziende italiane fanno i conti con un inevitabile effetto domino sul export, costrette a navigare in uno scenario sempre più incerto. Il pericolo, neanche a dirlo, è quello di favorire la corsa alle imitazioni oltreoceano, con il famigerato Italian sounding dietro l’angolo.

I riflettori su Pecorino e Parmigiano

Per il Pecorino Romano, fiore all’occhiello di tante tavole americane, la nuova tassazione del 15% arriva come un pugno allo stomaco. Basti pensare che circa 5.000 tonnellate prendono la via del mercato USA, coprendo quasi il 40% di un export vitale per allevatori, produttori e intere comunità locali.

Se la vendita Oltreoceano rallenta, il rischio è di dover rivedere l’intero ciclo produttivo, dal raccolto del latte all’affinamento finale. Di contro, anche il Parmigiano Reggiano vive un destino a due facce: da un lato, la prospettiva di un abbassamento della tariffa dona un barlume di speranza; dall’altro, continuano a pesare le attuali barriere commerciali, che frenano la piena espansione di un formaggio simbolo di prestigio e qualità in tutto il mondo.

L’effetto valanga sui freschi

Burrata, ricotta e mascarpone rappresentano l’essenza della freschezza e della versatilità in cucina, ma proprio sui loro margini di guadagno si abbatte un ulteriore giro di vite, con un balzo al 30%. Non deve sorprendervi se anche provolone e gorgonzola restano nel mirino: tassarli con i dazi significa aprire un’autostrada alle imitazioni statunitensi, a scapito dei prodotti autentici.

In un contesto simile, la competitività dei piccoli e medi produttori rischia fortemente di erodersi, minacciando un patrimonio culturale che va ben oltre la semplice vendita: qui sono in gioco la storia, il lavoro e la passione di intere filiere locali.

Verso una strategia di difesa diversificata

Di fronte a questi cambiamenti, appare imprescindibile che istituzioni nazionali ed europee agiscano con decisione, trattando a tutto campo e cercando soluzioni commerciali più eque. Non solo: servono anche piani lungimiranti di diversificazione dei mercati, per non dipendere da un unico acquirente straniero e per preservare la vitalità delle produzioni artigianali.

La vera partita si gioca sulla capacità di difendere l’autenticità delle nostre eccellenze casearie, coinvolgendo consorzi, associazioni di categoria e produttori in un impegno collettivo: solo con uno sforzo corale potremo evitare che le misure protezionistiche sbiadiscano, col tempo, l’inconfondibile gusto del Made in Italy.

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