Finanza Personale Booking nel mirino: maxi causa in arrivo

Booking nel mirino: maxi causa in arrivo

Oltre 10 mila hotel in Europa tutti contro Booking: in arrivo una maxi causa per la piattaforma di prenotazione online.

4 Agosto 2025 13:45

Nasce una vera rivoluzione nel settore turistico, avviata da una class action dirompente che punta a ribaltare gli equilibri consolidati del mercato. Migliaia di hotel europei hanno deciso di unire le forze per chiedere un risarcimento cospicuo al gigante delle prenotazioni: Booking, convinti che pratiche commerciali discutibili abbiano frenato per anni la libertà di allineare in modo dinamico le offerte e i prezzi.

Questa mobilitazione corale, che ha scatenato un notevole clamore mediatico, ha le sue radici nella recente presa di posizione della Corte di Giustizia Europea, la quale ha dichiarato illegittime le famigerate clausole di parità tariffaria. L’auspicio degli albergatori è di poter recuperare una fetta di utili che, secondo loro, è stata inghiottita da vincoli sproporzionati legati al sistema delle prenotazioni online.

L’ordinanza della Corte trova il suo fondamento nelle normative antitrust, evidenziando come queste abbiano il ruolo cruciale di tutelare tanto i consumatori quanto gli operatori economici da posizione dominante e imposizioni inique.

Nel mirino c’è Booking, la più popolare piattaforma di acquisto viaggi, accusata di aver favorito un regime in cui agli hotel non era consentito pubblicare tariffe più competitive sui propri canali diretti. Lo schieramento di migliaia di strutture ricettive, supportate da associazioni del calibro di HOTREC e Federalberghi, rappresenta una svolta epocale nel percorso di ricerca di equilibrio tra i grandi colossi digitali e le imprese tradizionali.

Tale scenario potrebbe innescare una maggiore disintermediazione, riportando i viaggiatori a prenotare con crescente autonomia attraverso le piattaforme ufficiali dei singoli hotel.

Booking: dettagli economici e possibili rimborsi

I legali prevedono che si possano richiedere compensi pari a circa il 30% delle commissioni di Booking versate negli ultimi vent’anni, oltre a eventuali interessi maturati. Questo meccanismo risarcitorio segue il popolare modello no win no fee, per cui le spese di patrocinio sono sostenute dal finanziatore esterno, che tratterrà una quota del rimborso solo in caso di esito favorevole.

Una vittoria in tribunale potrebbe generare una scossa ulteriore, incrementando la fiducia degli albergatori nel difendere con più fermezza i propri diritti e incoraggiando operazioni d’investimento volte a valorizzare i canali diretti.

Per chiudere il cerchio, gli operatori del settore hanno tempo fino al 29 agosto 2025 per unirsi all’iniziativa contro Booking, mentre i tempi di giudizio potrebbero prolungarsi per almeno due anni prima di una sentenza di primo grado.

Nel frattempo, l’eco di questa vertenza continua a crescere tra chi teme il rischio di uno scenario in cui le grandi piattaforme digitali subiscano un calo di appeal, e chi, al contrario, auspica un abbattimento graduale di vincoli troppo rigidi.

Quel che è certo è che la posta in gioco è altissima, e la risonanza di questo contenzioso lascerà un segno tangibile nella storia dell’industria alberghiera e delle prenotazioni online, ridisegnando i rapporti di forza tra colossi internazionali e strutture locali.

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