Finanza Personale Pagamenti digitali Sigarette solo in contanti? La sentenza che cambia tutto per i tabaccai

Sigarette solo in contanti? La sentenza che cambia tutto per i tabaccai

Una sentenza di Genova stabilisce che i tabaccai possono rifiutare i pagamenti elettronici per sigarette. Margini ridotti e commissioni al centro del dibattito.

16 Luglio 2025 12:00

Da tempo, i tabaccai si trovano al centro di un acceso dibattito sulla possibilità di accettare forme di pagamento alternative al contante. La questione ha assunto un particolare rilievo a seguito della recente sentenza del Giudice di Pace di Genova, che esclude l’obbligo di avvalersi dei pagamenti elettronici per la vendita di prodotti del monopolio statale.

Non è la prima volta che si discute di questo tema, ma stavolta la decisione ha sollevato un misto di sorpresa e curiosità, soprattutto perché tocca molti interessi differenti: da un lato chi invoca più praticità e tracciabilità nei pagamenti, dall’altro chi difende margini di guadagno già risicati.

In effetti, se si guarda alla tanto dibattuta vendita delle sigarette, i margini di guadagno risultano così esigui da mal sopportare il peso delle commissioni bancarie, a maggior ragione quando il prezzo di vendita è imposto da un monopolio di Stato. Ecco quindi che la sentenza rianima l’interrogativo su come bilanciare progresso tecnologico e sostenibilità per gli esercenti.

Commissioni e margini di guadagno

Uno dei punti più delicati riguarda le commissioni sui pagamenti elettronici, spesso percepite come un fardello consistente per le piccole attività. Chi vende prodotti a prezzo imposto, come i tabaccai, lamenta il rischio di veder eroso gran parte del ricavo. Un esempio comune è il pacchetto di sigarette da 5 euro: se il guadagno effettivo supera di poco la soglia di cinquanta centesimi, i costi di gestione del POS rischiano di azzerare tale margine.

L’esempio aiuta a comprendere la posizione di chi si oppone a modalità di incasso che, sebbene vantaggiose per i consumatori, non sempre si traducono in un beneficio effettivo per i commercianti con bassi utili.

Il dibattito politico e l’obbligo del POS

La sentenza genovese ha creato un precedente interessante, soprattutto se si pensa che il Governo Meloni aveva cercato di introdurre eccezioni legate all’obbligo del POS per alcune categorie. Nonostante l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli avesse rivisto le normative, è rimasto un senso di incertezza: sebbene siano state proposte nuove tariffe sui pagamenti digitali, i tabaccai continuano a denunciare la difficoltà di mantenere in equilibrio i costi di gestione con i profitti effettivi.

Questa evoluzione affonda le radici nella volontà di favorire la digitalizzazione e la tracciabilità, ma evidenzia come le disposizioni di legge debbano essere calibrate sulle diverse realtà economiche che compongono il tessuto commerciale del Paese.

Spinta alla digitalizzazione e prospettive future

Guardando avanti, è chiaro che la spinta verso la digitalizzazione dei pagamenti non è destinata a rallentare. Lo scenario che si delinea mette in evidenza la necessità di rivedere modalità e condizioni applicative, affinché siano sostenibili anche per i piccoli esercenti. Da un lato, i consumatori scelgono sempre più spesso metodi di pagamento rapidi e tracciabili; dall’altro, i rivenditori fruiscono di offerte mirate, studiate per promuovere strumenti tecnologici che possano ridurre l’impatto delle commissioni.

Questa recente sentenza potrebbe dunque rafforzare la riflessione su possibili rimodulazioni dei costi bancari e, più in generale, su nuove proposte che tengano insieme competitività, tutela degli esercenti e aperture verso l’innovazione.

Se vuoi aggiornamenti su Finanza Personale inserisci la tua email nel box qui sotto:

Compilando il presente form acconsento a ricevere le informazioni relative ai servizi di cui alla presente pagina ai sensi dell'informativa sulla privacy.