Lavoro Fino a 3.000 euro l’anno: ma il bonus mamme conviene davvero?

Fino a 3.000 euro l’anno: ma il bonus mamme conviene davvero?

L'esonero contributivo arriva fino a 3.000 euro per madri lavoratrici, ma non è per tutte e non è privo di effetti collaterali: dettagli, benefici e limiti del bonus mamme.

8 Luglio 2025 11:00

Nel panorama delle politiche a sostegno della famiglia, il bonus mamme si impone come una delle novità più discusse del 2025, catalizzando l’attenzione di chi si trova a destreggiarsi tra lavoro e figli.

Il provvedimento, pensato per dare una spinta concreta alle madri  lavoratrici dipendenti, introduce un pacchetto di agevolazioni che mira a incentivare la natalità e a rendere più sostenibile la conciliazione tra carriera e vita familiare.

Ma quali sono, nel dettaglio, i punti salienti di questa misura e quali le sue ombre? Vediamolo insieme, con uno sguardo attento agli aspetti che più incidono sulla quotidianità delle famiglie italiane.

Mamme escluse dal Bonus 2025: ecco chi dice addio all’agevolazione

Il cuore pulsante della riforma è l’esonero contributivo fino a 3.000 euro annui, un beneficio che si traduce in un aumento tangibile del reddito netto per chi ne ha diritto. Il meccanismo, attivo dal 2024, prevede una durata triennale per le madri con almeno tre figli, mentre per chi ne ha due la finestra si chiude già alla fine dell’anno in corso.

Attenzione però: il beneficio non è universale. Sono escluse le lavoratrici autonome e le collaboratrici domestiche, una scelta che ha già sollevato non poche polemiche tra chi chiede maggiore equità. Non meno importante il limite di reddito, fissato a 35.000 euro, oltre il quale il diritto all’agevolazione sfuma.

Impatto economico e possibili effetti collaterali

Secondo le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, il vantaggio economico può arrivare fino a 1.700 euro annui per chi percepisce uno stipendio lordo di circa 27.500 euro. Tuttavia, la realtà potrebbe essere meno rosea di quanto sembri a prima vista.

L’aumento dell’IRPEF e la possibile riduzione dell’ISEE rischiano di erodere parte del beneficio, con ripercussioni anche sull’accesso ad altri sostegni sociali. È dunque fondamentale valutare con attenzione l’impatto reale dell’iniziativa, considerando non solo il risparmio immediato ma anche gli effetti a cascata sulle altre prestazioni collegate al reddito.

Criticità e prospettive per gli incentivi natalità

Il provvedimento, pur rappresentando un passo avanti nel sostegno alle famiglie, non è esente da critiche. L’esclusione di ampie categorie di lavoratrici e delle madri con un solo figlio lascia aperto il dibattito sulla reale efficacia degli incentivi per la natalità introdotti. Molti osservatori auspicano un ampliamento dei criteri di accesso, affinché il sostegno sia davvero diffuso e inclusivo. In un contesto in cui la denatalità rappresenta una delle principali sfide per il Paese, la capacità di costruire misure strutturali, capaci di intercettare le esigenze di tutte le famiglie, resta il vero banco di prova per le politiche sociali dei prossimi anni.

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