Per aprire un B&B serve la partita IVA?
Tutto ciò che devi sapere per aprire un B&B in Italia: normative, costi, regime fiscale e vantaggi del regime forfettario.
Fonte immagine: Finanza.com
Se hai mai pensato di trasformare la tua abitazione in un Bed and Breakfast, probabilmente ti sarai già reso conto che questa scelta, oltre a rappresentare una splendida opportunità per arrotondare le entrate o lanciarsi in una nuova avventura imprenditoriale, porta con sé una serie di aspetti da non sottovalutare.
In Italia, infatti, il settore dell’ospitalità domestica è regolato da una serie di normative che richiedono attenzione, consapevolezza e una buona dose di organizzazione. Prima di buttarsi a capofitto, è bene chiarire quali sono i passi fondamentali da compiere, le opportunità fiscali e i costi effettivi che questa attività comporta.
Iter burocratico e regole da rispettare
Il primo nodo da sciogliere riguarda la distinzione tra gestione occasionale e professionale. Chi desidera avviare un B&B in maniera saltuaria può evitare la Partita IVA, dichiarando i proventi come “redditi diversi”. Al contrario, chi mira a una gestione continuativa dovrà dotarsi di Partita IVA con codice ATECO specifico, seguendo scrupolosamente le normative.
Dal 2024, tutte le strutture ricettive sono obbligate a richiedere il Codice Identificativo Nazionale (CIN), un passaggio imprescindibile per operare in regola. Non dimentichiamo la SCIA, la Segnalazione Certificata di Inizio Attività, da presentare al Comune di riferimento: senza questo documento, l’attività non può legalmente partire.
Vantaggi fiscali e regime forfettario
Se si opta per una gestione imprenditoriale, il regime forfettario si rivela una scelta strategica. Questo regime permette di usufruire di un’imposta sostitutiva particolarmente vantaggiosa: il 5% per i primi cinque anni, che sale al 15% successivamente.
Facendo due conti, su 25.000 euro di ricavi annui, considerando il coefficiente di redditività del 40%, si parla di una tassazione iniziale di appena 500 euro. Un’occasione da non lasciarsi sfuggire per chi desidera massimizzare i guadagni riducendo al minimo il peso fiscale, ma sempre nel rispetto delle normative B&B Italia e degli adempimenti richiesti.
I costi di gestione: la realtà dietro l’angolo
È fondamentale non farsi prendere dall’entusiasmo senza aver prima valutato con attenzione i costi di gestione di un B&B. Tra utenze (circa 2.000 euro), commissioni per portali di prenotazione (2.040 euro), contributi INPS (4.000 euro) e spese per commercialista e fatturazione elettronica (900 euro), la soglia dei 13.000 euro annui viene facilmente superata.
A queste cifre si aggiungono le imposte locali, la tassa di soggiorno e i costi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Ecco perché la decisione tra gestione occasionale e professionale deve essere ponderata in base al volume di attività previsto: chi punta a un’attività stabile troverà nel regime forfettario una soluzione efficiente, mentre per chi desidera muoversi con maggiore flessibilità, la gestione non imprenditoriale resta la via più semplice e meno impegnativa.
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