Piracy Shield sotto esame UE: non rispetta il Digital Services Act
Piracy Shield: la piattaforma anti-pirateria di AGCOM solleva critiche su trasparenza, errori tecnici e conformità alle normative UE.
Fonte immagine: pexels
In Italia si parla molto di Piracy Shield, il nuovo sistema promosso da AGCOM per combattere la pirateria online, ma tra promesse di efficienza e ombre sulla trasparenza, il dibattito si fa sempre più acceso.
Se da un lato si celebra la rapidità con cui si possono oscurare i siti che violano i diritti d’autore, dall’altro non mancano dubbi, critiche e qualche scivolone tecnico che mette in discussione l’intero impianto. Un esempio? Un errore nel sistema ha mandato in tilt una CDN di Google, lasciando milioni di utenti senza accesso a servizi fondamentali come YouTube e Google Drive.
Piracy Shield: un sistema veloce, ma chi controlla?
La vera rivoluzione del Piracy Shield è la sua velocità: in appena trenta minuti un sito sospetto può essere oscurato. Un’arma potente nelle mani dei detentori dei diritti d’autore, soprattutto nel settore sportivo, dove ogni secondo di streaming illegale equivale a perdite milionarie.
Tuttavia, la rapidità rischia di diventare un boomerang. Il sistema, infatti, non prevede alcuna supervisione giudiziaria preventiva e lascia ampio margine d’azione a chi segnala, senza garanzie effettive per chi viene colpito dal blocco.
Un dettaglio che non è passato inosservato agli occhi delle big tech, preoccupate che il diritto alla difesa venga messo in secondo piano rispetto all’urgenza di agire.
Trasparenza e conflitti d’interesse: le spine nel fianco
Se la mancanza di trasparenza sulle specifiche tecniche del Piracy Shield solleva più di un sopracciglio, il vero nodo sta nella governance. La piattaforma è affidata a SP Tech, società controllata dalla Lega Serie A, che risulta anche uno dei principali beneficiari del sistema.
Una situazione che alimenta sospetti di conflitto d’interessi e getta un’ombra sulla reale imparzialità delle procedure. A rincarare la dose ci pensa la Computer & Communications Industry Association, che ha portato la questione davanti all’Unione Europea denunciando possibili violazioni del Digital Services Act e delle norme sull’Internet Aperto.
Insomma, il rischio è che la lotta alla pirateria online si trasformi in un terreno scivoloso dove i diritti fondamentali degli utenti vengono messi all’angolo.
Italia tra innovazione e diritti: quale futuro?
Mentre il commissario Capitanio di AGCOM difende a spada tratta l’iniziativa, sottolineando come il nostro Paese sia all’avanguardia nella guerra allo streaming illegale, la domanda resta: si può davvero proteggere i diritti d’autore senza sacrificare la libertà e la sicurezza degli utenti con Piracy Shield?
La sfida, oggi più che mai, è trovare un equilibrio tra efficienza e garanzie, tra tutela dell’industria creativa e rispetto delle regole imposte dal Digital Services Act. In un contesto dove la tecnologia corre più veloce della legge, la partita è ancora tutta da giocare e il pubblico, ora più che mai, è chiamato a vigilare.
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