Cresce la domanda di lavoratori extra UE: un’impresa su tre pronta ad assumere
La la domanda di lavoratori extra UE aumenta: decreto flussi e formazione per affrontare la carenza di manodopera.
Fonte immagine: pexels
Il panorama occupazionale italiano si trova oggi al centro di una trasformazione che non lascia spazio a mezze misure: la crescente domanda di manodopera specializzata e l’inarrestabile spinta verso l’internazionalizzazione del mercato stanno ridisegnando i confini del nostro mercato del lavoro. La recente indagine condotta da Unioncamere e dal Centro Studi Tagliacarne, infatti, non lascia dubbi: una fetta sempre più consistente di aziende guarda con interesse ai lavoratori extra UE per colmare i vuoti lasciati da un sistema produttivo che fatica a trovare risorse interne adeguate.
Lavoratori extra UE: il ruolo chiave del decreto flussi
In questo scenario, il nuovo decreto flussi si impone come uno strumento fondamentale, destinato a cambiare le regole del gioco. L’obiettivo è chiaro: regolarizzare ben mezzo milione di lavoratori extra UE nell’arco di tre anni, molti dei quali già presenti in Italia ma spesso costretti all’irregolarità.
Non è solo una questione di numeri: la mossa rappresenta una risposta concreta a una carenza cronica di personale, soprattutto nei settori dove la domanda di operai specializzati raggiunge picchi del 47,1%, mentre quella di manodopera generica si attesta al 33,6%. Il quadro che emerge è quello di un Paese che, pur tra mille difficoltà, tenta di rimanere competitivo, affidandosi a risorse provenienti da oltre i confini europei.
Le sfide della formazione e dell’integrazione
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il 69% delle aziende, infatti, si dice pronto a investire nella formazione dei nuovi assunti stranieri, consapevole che senza un adeguato aggiornamento professionale, l’integrazione rischia di restare solo uno slogan.
Eppure, questa disponibilità rappresenta un segnale importante: la volontà di costruire un percorso condiviso, capace di superare le barriere linguistiche e culturali, puntando su competenze concrete e sulla valorizzazione delle diversità. Il dato, sottolineato anche dal presidente di Unioncamere Andrea Prete, è eloquente: in un contesto di calo demografico e di retribuzioni meno competitive rispetto ad altri Paesi europei, l’immigrazione si trasforma da emergenza a risorsa imprescindibile di lavoratori extra UE.
Verso un nuovo equilibrio del mercato del lavoro
Le imprese italiane, strette tra la necessità di rinnovarsi e la pressione di una concorrenza sempre più agguerrita, sembrano aver imboccato la strada di una maggiore apertura internazionale nelle politiche di assunzione.
Tuttavia, restano aperte questioni cruciali legate alla sostenibilità economico-sociale e alla necessità di riforme strutturali che possano rendere il mercato del lavoro più dinamico e inclusivo.
In definitiva, il ricorso ai lavoratori extra UE e l’applicazione del decreto flussi non sono che i primi passi di un percorso complesso, in cui il futuro della manodopera si giocherà sul delicato equilibrio tra apertura e tutela, innovazione e tradizione.
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