Lavoro Nuove regole Ue sugli stipendi: cosa cambia davvero

Nuove regole Ue sugli stipendi: cosa cambia davvero

L'UE impone nuove regole sugli stipendi per eliminare il divario di genere con nuovi obblighi per aziende e dipendenti.

3 Luglio 2025 15:30

In un’Europa che cambia volto, la Direttiva Europea 2023/970 si candida a diventare il vero spartiacque nella lotta contro il divario degli stipendi. Il legislatore comunitario, infatti, ha deciso di non lasciare più nulla al caso, introducendo una serie di misure che promettono di rivoluzionare il panorama lavorativo italiano entro il 2026. Non si tratta di semplici buone intenzioni: il nuovo quadro normativo mette al centro la trasparenza degli stipendi e la tutela concreta della parità retributiva, con l’obiettivo dichiarato di colmare un gap che in Italia supera ancora il 22%, quasi il doppio rispetto alla media europea.

Nuove regole per la trasparenza: gli stipendi non sono più un segreto

Il primo punto di svolta è rappresentato dalla fine dell’era delle buste paga “top secret”. I datori di lavoro dovranno indicare in modo chiaro e inequivocabile le fasce retributive nelle offerte di lavoro, rendendo impossibile giocare al ribasso con le nuove assunzioni. Non solo: sarà espressamente vietato chiedere ai candidati informazioni sugli stipendi percepiti in passato, ponendo un argine a pratiche che, spesso, cristallizzavano disuguaglianze difficili da scardinare.

Diritto all’informazione e fine delle clausole di riservatezza

Ma il vero salto di qualità arriva con il diritto, per ogni lavoratore, di conoscere i livelli retributivi medi dei colleghi con mansioni equivalenti, suddivisi per genere. Una piccola grande rivoluzione che, grazie all’obbligo di risposta entro due mesi, rende finalmente trasparente ciò che fino a ieri era un tabù. Le aziende con almeno 100 dipendenti dovranno inoltre pubblicare periodicamente statistiche aggiornate sul divario salariale genere, secondo una tempistica che varierà in base alle dimensioni aziendali. E se tutto questo non bastasse, viene abolito il segreto salariale: le clausole di riservatezza nei contratti diventano carta straccia, permettendo ai dipendenti di confrontarsi liberamente senza timori di ritorsioni.

Parità retributiva: un vantaggio competitivo per le imprese

La parità retributiva non è solo una questione di giustizia sociale, ma si trasforma in una leva strategica per le aziende più lungimiranti. Una politica di trasparenza degli stipendi può infatti rafforzare l’attrattività verso i talenti migliori, ridurre il turnover e consolidare la reputazione aziendale. Non è un caso che, nei contenziosi per discriminazione retributiva, l’onere della prova venga ora spostato sulle spalle dei datori di lavoro: saranno loro a dover dimostrare l’assenza di disparità, e non più i lavoratori a dover rincorrere la verità. Un cambio di prospettiva che segna, di fatto, una nuova era per il mondo del lavoro italiano, all’insegna dell’equità, della sostenibilità e della competitività.

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