Sugar tax rinviata di nuovo: ecco perché il governo non la elimina
Il governo rinvia la sugar tax al 2026: impatti economici e critiche dal settore bevande, calo investimenti e rischio per il Made in Italy.
Fonte immagine: ANSA
Il destino della sugar tax in Italia si conferma ancora una volta una partita aperta, fatta di rinvii e polemiche che sembrano non conoscere tregua. Il Consiglio dei ministri ha deciso di posticipare l’entrata in vigore dell’imposta sulle bevande zuccherate al 2026, lasciando sospeso un provvedimento che, sin dalla sua introduzione nel 2019, si è trasformato in un vero e proprio terreno di scontro tra interessi sanitari e preoccupazioni economiche.
L’ennesimo rinvio alimenta dubbi e interrogativi sulla reale volontà di trovare un equilibrio tra la tutela della salute pubblica e la salvaguardia di un settore produttivo che rappresenta una fetta importante dell’economia italiana.
Sugar Tax: un provvedimento che divide
La sugar tax pensata per scoraggiare il consumo di bibite dolci e arginare l’emergenza obesità – in particolare quella infantile – continua a suscitare un acceso dibattito. Da una parte, i sostenitori della misura ne sottolineano la valenza sociale, evidenziando come la crescente diffusione di patologie legate a stili di vita poco salutari rappresenti una minaccia concreta per il benessere collettivo.
Dall’altra, il mondo industriale lancia l’allarme: secondo Assobibe, l’associazione di categoria, l’introduzione della tassa comporterebbe costi amministrativi annuali superiori a 2,2 milioni di euro, colpendo in modo particolare le piccole e medie imprese e mettendo a rischio la competitività del Made in Italy nel comparto delle bevande.
Impatto economico, rischi per la filiera ed equilibrio lontano
Non si tratta solo di un tema di costi diretti. Uno studio Nomisma stima che la sugar tax potrebbe provocare un calo degli investimenti pari a 46 milioni di euro e una riduzione di ben 400 milioni negli acquisti di materie prime, con ricadute su tutta la filiera produttiva. Sul fronte fiscale, la contrazione delle vendite – prevista attorno al 16% nei due anni successivi all’introduzione – si tradurrebbe in una perdita di gettito IVA stimata in 275 milioni di euro, cifra che rischia di non essere compensata dalle nuove entrate generate dalla tassa stessa. Un effetto domino che potrebbe penalizzare l’intero settore e, di riflesso, l’economia italiana.
In questo scenario, le parole di Giangiacomo Pierini, presidente di Assobibe, risuonano come un appello al dialogo: occorre, secondo lui, avviare un confronto costruttivo con il governo per evitare che le aziende italiane si trovino in una posizione di svantaggio rispetto ai competitor europei, spesso non soggetti a imposizioni simili.
Il rinvio della sugar tax appare quindi come un tentativo di guadagnare tempo nella speranza di trovare una sintesi tra esigenze sanitarie e necessità produttive. La partita resta aperta, e la ricerca di un equilibrio tra tutela della salute, valorizzazione del Made in Italy e sostenibilità economica rimane una delle sfide più complesse per il futuro del Paese.
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