Lavoro domestico, in arrivo una carenza di personale: cosa succederà entro il 2028
Il lavoro domestico sta per vivere una carenza di personale. Assindatcolf: adeguare il decreto flussi e introdurre incentivi fiscali.
In Italia, il tema del lavoro domestico si fa sempre più pressante, un vero e proprio campanello d’allarme che non può essere ignorato. Il settore dell’assistenza familiare sta attraversando una fase di grande trasformazione, sospinto da una domanda in costante crescita e da una disponibilità di personale che, invece, fatica a tenere il passo.
Se da un lato le famiglie italiane si affidano sempre più spesso a queste figure professionali, dall’altro la carenza di risorse rischia di diventare un problema strutturale, con conseguenze che potrebbero riflettersi sull’intero tessuto sociale.
Lavoro domestico: un divario che si allarga tra domanda e offerta
I numeri parlano chiaro: entro il 2025 il fabbisogno di lavoro domestico tra colf e badanti supererà la soglia dei due milioni, coinvolgendo oltre 1,5 milioni di lavoratori stranieri. Eppure, le risposte messe in campo dalle istituzioni sembrano non essere all’altezza della sfida. Il tanto discusso decreto flussi prevede infatti l’ingresso di appena 28.500 lavoratori domestici nel triennio 2023-2025, una cifra ben lontana dalle reali necessità del settore.
Questa forbice tra domanda e offerta rischia di acuire il fenomeno del lavoro sommerso, che già oggi interessa più della metà degli operatori attivi. Un dato, questo, che dovrebbe far riflettere sulla reale portata della questione.
La lotta all’irregolarità: tra incentivi e nuove strategie
Per provare a invertire la rotta, si fa strada la proposta di un credito d’imposta pari al 50% delle spese sostenute dalle famiglie per il personale di lavoro domestico. Una misura che, secondo le stime, potrebbe far emergere dal sommerso circa 460.000 lavoratori, riducendo drasticamente il tasso di irregolarità e restituendo dignità e tutele a migliaia di persone.
Il costo per lo Stato, stimato in 7,8 miliardi di euro, verrebbe ampiamente compensato dai benefici economici e sociali generati dall’emersione del lavoro nero, portando il saldo netto a 2,6 miliardi. Un investimento che, a conti fatti, potrebbe rivelarsi strategico non solo per le famiglie, ma per l’intero sistema paese.
Prospettive future e sfide da affrontare
Guardando al futuro, la vera sfida sarà trovare un equilibrio tra le esigenze di assistenza delle famiglie, la necessità di garantire condizioni di lavoro dignitose e la sostenibilità delle misure proposte. In questo scenario, il ruolo delle istituzioni diventa cruciale: servono politiche lungimiranti, capaci di rispondere in modo concreto alle esigenze del settore e di valorizzare il contributo del lavoro domestico nella nostra società. Solo così sarà possibile costruire un sistema più equo, trasparente e sostenibile, dove nessuno venga lasciato indietro.
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