Ultimo giorno per pagare l’acconto IMU: le città da record
IMU 2025: scadenza 16 giugno per l'acconto. Roma e Milano tra le città più costose. Scopri aliquote e impatti per seconde case e immobili di lusso.
La stagione dell’IMU 2025 è arrivata e, come ogni anno, milioni di italiani si ritrovano a fare i conti con la scadenza dell’acconto. Una consuetudine fiscale che, tra numeri da capogiro e profonde disparità territoriali, si conferma come uno degli appuntamenti più sentiti – e discussi – del panorama tributario nazionale.
Non è un mistero: il saldo e l’acconto IMU rappresentano per molti un vero e proprio banco di prova per le finanze familiari, specie quando si parla di immobili diversi dall’abitazione principale.
Italia a due velocità: l’acconto IMU e le città da record
Più di 25 milioni di proprietari sono chiamati a versare l’acconto IMU entro il 16 giugno, con un gettito complessivo che sfiora gli 11 miliardi di euro. Ma dietro la cifra-monstre si cela una realtà fatta di forti squilibri: basti pensare che a Roma e a Milano l’IMU raggiunge livelli da primato, con importi annui per le seconde case che superano i 2.000 euro.
Nel dettaglio, nella Capitale il conto sale a 2.064 euro, tallonata da Milano con 2.040 euro, mentre città come Bologna, Genova e Torino non sono da meno, tutte abbondantemente sopra i 1.700 euro annui. All’opposto, realtà come Asti, Gorizia e Catanzaro si fermano sotto i 700 euro, offrendo un vero e proprio “respiro fiscale” a chi possiede immobili in queste zone.
Case di lusso: il peso delle aliquote IMU
La musica cambia – e di molto – quando si entra nel mondo delle abitazioni principali di pregio. Qui, le aliquote IMU fanno davvero la differenza, con punte che arrivano all’11,4 per mille nelle grandi città.
A Roma, il conto per una casa di lusso (categorie A/1, A/8, A/9) può superare i 6.400 euro l’anno, seguito a ruota da Grosseto e Milano. In questi casi, l’acconto può sfiorare o superare i 3.000 euro, una cifra che pesa come un macigno sul bilancio familiare.
La variabilità delle aliquote – che scendono all’11,2 per mille a Terni e Siena, o all’11 per mille a Lecce, Massa e Venezia – conferma come il sistema sia tutt’altro che omogeneo.
Disparità e prospettive: il futuro dell’IMU in Italia
Questa marcata disomogeneità solleva non pochi interrogativi sull’equità del sistema fiscale immobiliare. Da un lato, chi possiede immobili nelle grandi città si trova a dover fronteggiare esborsi decisamente più alti; dall’altro, chi investe in province meno “gettonate” può contare su un carico fiscale più leggero.
Una situazione che, inevitabilmente, rischia di influenzare le scelte di investimento nel settore e che rende urgente una riflessione sul futuro dell’IMU: tra esigenze di gettito e necessità di equità, il dibattito è destinato a rimanere acceso anche nei prossimi anni.
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