Lavoro Referendum 2025: infortuni e sicurezza sul lavoro, cosa può cambiare

Referendum 2025: infortuni e sicurezza sul lavoro, cosa può cambiare

Scopri le implicazioni del referendum 2025 sulla modifica dell'articolo 26 del D.Lgs. 81/2008. Nuove responsabilità per i committenti.

6 Giugno 2025 13:00

L’orizzonte normativo italiano si prepara a vivere un passaggio cruciale con il prossimo referendum 2025, un appuntamento che promette di scuotere le fondamenta del sistema degli appalti pubblici e privati. Sul piatto c’è una questione che, da anni, alimenta il dibattito tra operatori del settore, giuristi e lavoratori: la sicurezza sul lavoro e la portata della responsabilità committente.

Non si tratta di una mera formalità legislativa, ma di una potenziale rivoluzione destinata a ridisegnare i rapporti di forza e di tutela tra chi affida i lavori e chi li esegue, con un occhio di riguardo ai diritti dei lavoratori e agli equilibri economici del comparto.

Più tutele per i lavoratori, cambia la responsabilità appalti

Ad oggi, il decreto legislativo 81 2008 rappresenta la pietra angolare della normativa in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro. L’articolo 26, comma 4, di questa legge – vero e proprio spartiacque per la disciplina degli appalti – circoscrive la responsabilità solidale del committente, limitandola ai danni causati da rischi generici e non coperti dagli enti assicurativi come INAIL o IPSEMA.

In parole povere, se un incidente è provocato da un rischio specifico, magari connesso a un macchinario difettoso fornito dall’impresa appaltatrice, il committente può tirare un sospiro di sollievo: la responsabilità diretta, in questi casi, non lo tocca. Una regola che, nella prassi, ha spesso lasciato i lavoratori in una posizione di debolezza, costretti a districarsi tra cavilli giuridici e responsabilità frammentate.

Ma il vento potrebbe presto cambiare. Il quesito sottoposto al referendum 2025 punta dritto a cancellare questa esclusione di responsabilità, aprendo la strada a una riforma che, se approvata, obbligherebbe il committente a rispondere in solido per ogni danno non indennizzato, a prescindere dalla natura del rischio che l’ha originato. In altre parole, la responsabilità committente non conoscerebbe più eccezioni, abbracciando anche quei rischi “di mestiere” che, fino a oggi, erano considerati affare esclusivo dell’appaltatore.

Sicurezza sul lavoro, il referendum 2025 vuole estendere la responsabilità

Le conseguenze di una simile svolta non sono di poco conto. Da un lato, i committenti sarebbero costretti a rivedere radicalmente il proprio approccio nella scelta delle imprese a cui affidare i lavori. Non basterebbe più una verifica di facciata: servirebbe un monitoraggio serrato, una valutazione puntuale delle condizioni di sicurezza sul lavoro e un controllo continuo sull’operato degli appaltatori e dei subappaltatori. Si prevede, di conseguenza, un inevitabile aumento dei costi gestionali, dovuto alla necessità di implementare sistemi di controllo più stringenti e procedure di selezione più rigorose. Ma, come spesso accade, ogni medaglia ha il suo rovescio: questa nuova attenzione potrebbe tradursi in una riduzione degli incidenti, in una cultura della prevenzione finalmente diffusa e in una tutela reale per chi ogni giorno si trova esposto a rischi non sempre prevedibili.

Sul fronte opposto, non mancano le voci critiche. Secondo alcuni operatori, l’estensione della responsabilità del committente rischia di trasformarsi in un boomerang, comprimendo la competitività del mercato degli appalti e scoraggiando la partecipazione delle imprese più piccole, che potrebbero trovarsi schiacciate dal peso di nuovi obblighi e adempimenti. Non solo: la gestione delle responsabilità in caso di infortunio diventerebbe più complessa, con il rischio di aprire la strada a contenziosi infiniti e a una paralisi decisionale nei casi più delicati.

Appalti e infortuni: il committente sarà sempre responsabile?

Il dibattito, dunque, si fa acceso e coinvolge tutti gli attori della filiera: dai sindacati, che vedono nella riforma una conquista di civiltà e un baluardo contro la precarietà, alle associazioni datoriali, che temono un eccesso di burocrazia e una fuga di investimenti dal settore. In mezzo, ci sono i lavoratori, troppo spesso vittime di un sistema che fatica a garantire la dovuta protezione, e i committenti, chiamati a bilanciare la necessità di efficienza con l’obbligo morale e giuridico di tutelare la salute e la sicurezza di chi opera nei cantieri e nei luoghi di lavoro.

Il decreto legislativo 81 2008, con la sua attuale formulazione, rappresenta un compromesso che il referendum 2025 si propone di superare, puntando a un sistema in cui la sicurezza sul lavoro non sia più un optional, ma un pilastro imprescindibile di ogni appalto. La posta in gioco è alta: da un lato, la promessa di una maggiore giustizia sociale e di una protezione effettiva per chi lavora; dall’altro, la sfida di mantenere un mercato efficiente e sostenibile, capace di reggere il passo con le esigenze di un’economia moderna e competitiva.

Alla vigilia di questa scelta epocale, non resta che attendere il verdetto delle urne, consapevoli che la strada verso una vera tutela passa anche attraverso il coraggio di rimettere in discussione le regole del gioco. In fondo, come spesso accade nella storia del diritto del lavoro, ogni cambiamento nasce da una domanda semplice ma fondamentale: di chi è la responsabilità, quando si tratta della vita e della sicurezza delle persone?

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