Lavoro Naspi e giornate lavorative: come si calcolano?

Naspi e giornate lavorative: come si calcolano?

La Corte di Cassazione ribadisce che tutte le giornate lavorative nei 12 mesi precedenti contano per accedere alla NASpI, anche se frammentate.

25 Maggio 2025 11:40

Una recente decisione della Corte di Cassazione ha aperto un nuovo capitolo nella tutela dei lavoratori, portando chiarezza su un tema che da tempo creava incertezze: l’accesso alla Naspi in caso di cessazione del rapporto lavorativo per dimissioni volontarie.

Con l’ordinanza n. 3593 del 12 febbraio 2025, la Suprema Corte ha ribaltato una precedente interpretazione restrittiva, sottolineando che tutte le giornate lavorative dei 12 mesi precedenti devono essere considerate per determinare il diritto all’indennità di disoccupazione, indipendentemente dalla modalità di cessazione del rapporto.

Come si calcolano i giorni di lavoro per la Naspi

Il caso nasce dalla richiesta di un lavoratore a cui l’INPS aveva negato l’accesso alla Naspi, sostenendo che i 30 giorni di lavoro richiesti non potevano includere periodi lavorativi conclusi con dimissioni volontarie senza giusta causa. La questione è stata inizialmente respinta sia in primo che in secondo grado, con i giudici che avevano limitato il conteggio delle giornate valide al rapporto di lavoro più recente, durato appena quattro giorni. Tuttavia, il lavoratore ha trovato giustizia presso la Corte di Cassazione, che ha criticato l’approccio adottato nei gradi precedenti.

Secondo la Suprema Corte, l’articolo 3 del D.Lgs. 22/2015 deve essere interpretato in modo letterale: per accedere alla Naspi, è sufficiente aver accumulato almeno 30 giorni di lavoro effettivo nei 12 mesi precedenti lo stato di disoccupazione. Non è richiesta né la continuità né l’unicità del rapporto lavorativo. Questa interpretazione inclusiva si allinea con lo spirito della norma, concepita per proteggere i lavoratori in un mercato del lavoro sempre più frammentato e caratterizzato da percorsi professionali discontinui.

La Corte ha sottolineato che un’interpretazione restrittiva avrebbe finito per penalizzare proprio quei lavoratori che la legge intende tutelare, rendendo l’accesso alla Naspi un diritto subordinato a criteri non esplicitamente previsti dalla normativa.

L’impatto sui lavoratori

Questa sentenza rappresenta un precedente significativo per i lavoratori con carriere discontinue o caratterizzate da frequenti cambi di occupazione, fenomeno sempre più comune nell’attuale panorama lavorativo. In particolare, la decisione amplia le possibilità di accesso alla tutela per la disoccupazione, rafforzando la sicurezza economica per chi affronta situazioni di precarietà.

La pronuncia della Corte di Cassazione non solo chiarisce l’interpretazione normativa, ma riafferma anche il principio di un’applicazione inclusiva delle leggi a tutela dei lavoratori. Adattare l’interpretazione giuridica alle condizioni reali del mercato del lavoro è un passo cruciale per garantire che i diritti non rimangano sulla carta, ma trovino una concreta applicazione nella vita quotidiana.

In conclusione, l’ordinanza n. 3593 del 2025 segna una svolta interpretativa che, pur rispettando il testo della legge, ne valorizza lo spirito. È un segnale positivo per un sistema che deve saper rispondere alle sfide di un mercato del lavoro in evoluzione, dove la frammentazione e la discontinuità non possono tradursi in esclusione dai diritti fondamentali. La decisione della Suprema Corte invita a riflettere sull’importanza di politiche e interpretazioni che sappiano realmente tutelare i lavoratori, garantendo un accesso equo alle misure di sostegno.

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