Fisco e privacy: la Cassazione detta nuove regole per i controlli bancari
La Cassazione delinea un nuovo equilibrio tra accertamenti fiscali e diritti dei contribuenti. Scopri i dettagli della sentenza 12988/2025.
La recente pronuncia della Corte di Cassazione con l’ordinanza n. 12988 del 15 maggio 2025 ha introdotto un’importante svolta nelle modalità di conduzione delle indagini bancarie a fini fiscali.
Questa decisione rappresenta un punto di equilibrio tra le esigenze di controllo dell’amministrazione finanziaria e la tutela dei diritti dei contribuenti, stabilendo che l’acquisizione di dati bancari senza la prescritta autorizzazione non invalida automaticamente gli accertamenti fiscali, a meno che non si dimostri un pregiudizio concreto ai diritti del contribuente.
Il caso specifico riguardava un imprenditore che aveva contestato un avviso di accertamento basato su prelievi e versamenti bancari non giustificati, lamentando l’assenza dell’autorizzazione del Direttore Regionale per l’accesso ai suoi dati. La Cassazione ha respinto questa eccezione, sottolineando che l’autorizzazione svolge principalmente una funzione organizzativa interna all’amministrazione finanziaria e non è strettamente vincolante per la validità dell’accertamento.
Indagini bancarie: nuova sentenza chiarisce i limiti dell’Agenzia delle Entrate
Il quadro normativo di riferimento è costituito dall’articolo 32 del D.P.R. 600/1973 per le imposte dirette e dall’articolo 51 del D.P.R. 633/1972 per l’IVA. Questi articoli prevedono l’utilizzo di presunzioni legali basate sui movimenti bancari, con un’inversione dell’onere della prova a carico del contribuente. In pratica, è il contribuente che deve dimostrare la natura non reddituale delle operazioni contestate, rafforzando così il potere di controllo del Fisco.
Un aspetto particolarmente rilevante della pronuncia è il riconoscimento del diritto del contribuente a dimostrare l’esistenza di costi correlati ai maggiori ricavi accertati. La Cassazione ha ribadito, in linea con la sentenza della Corte Costituzionale n. 10 del 2023, l’importanza di considerare l’incidenza percentuale dei costi di produzione anche nei casi di accertamenti analitico-induttivi. Questo approccio mira a garantire una maggiore equità nel calcolo delle imposte, evitando di penalizzare i contribuenti che possono dimostrare l’esistenza di costi effettivi legati alle operazioni contestate.
Questa decisione segna un passo avanti significativo verso una maggiore trasparenza nei procedimenti di accertamento fiscale. Da un lato, rafforza il potere dell’Agenzia delle Entrate di utilizzare dati bancari per ricostruire la base imponibile; dall’altro, offre ai contribuenti strumenti di difesa più efficaci, permettendo loro di contestare eventuali irregolarità o errori nel processo di accertamento.
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