Salario minimo bocciato: timori di contratti al ribasso
La ministra Calderone respinge il salario minimo a 9 euro, puntando su contrattazione collettiva, pensioni flessibili e sicurezza sul lavoro.
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La proposta di un salario minimo di 9 euro l’ora ha sollevato vivaci discussioni nel panorama politico, innescando reazioni contrastanti tra forze governative e opposizioni. Nel corso di un intervento pubblico, la ministra del Lavoro ha ribadito la sua posizione contraria, puntando l’attenzione sul rischio che questa soglia fissa appiattisca i salari.
A suo avviso, una legislazione troppo rigida non terrebbe conto della contrattazione collettiva, cardine per definire retribuzioni in linea con le specificità di ogni settore. Inoltre, la ministra ha anticipato che nella prossima legge di bilancio si cercherà di valorizzare strumenti di flessibilità che possano tutelare tanto i lavoratori quanto le imprese.
No al salario minimo, sì al rafforzare i meccanismi contrattuali
Secondo la ministra, è fondamentale potenziare i contratti a livello settoriale per offrire tutele indispensabili ai lavoratori. Questi accordi, oltre a stabilire un salario minimo, includono clausole riguardanti orari, contributi e benefit, generando una rete di protezione personalizzata.
Nel quadro dell’imminente dialogo politico, l’attenzione si concentrerà anche sulle pensioni, in particolare sulla possibilità di anticipare l’uscita dal lavoro per coloro che operano in mansioni usuranti.
L’obiettivo è inseguire un equilibrio tra sostenibilità economica e benessere sociale, puntando a una maggiore flessibilità che risponda alle esigenze di diverse fasce di lavoratori e alla competitività delle aziende.
Impegni sociali e sostegno al lavoro
Tra i prossimi obiettivi, il governo punta a favorire l’occupazione giovanile attraverso incentivi mirati all’inserimento professionale e alla formazione continua. In parallelo, proseguirà il superamento del reddito di cittadinanza in favore dell’Assegno di inclusione, una misura che si propone di qualificare l’assistenza come un percorso di sostegno attivo, anziché un traguardo definitivo.
Tale impostazione mira a offrire concrete opportunità di reinserimento, agganciando i beneficiari a programmi di formazione e riqualificazione per incrementare le prospettive lavorative e stimolare la crescita economica complessiva.
Potenziamento dei controlli e tutela dei lavoratori
Infine, il rilancio dell’ispettorato del lavoro e l’aumento delle assunzioni dedicato a questo ente rappresentano un passo rilevante per rendere i controlli più efficaci. La ministra sottolinea la necessità di incrementare la sicurezza sul lavoro, più che aumentare salario minimo, considerando la sicurezza essenziale per proteggere la salute dei dipendenti e rafforzare la responsabilità delle aziende.
Il potenziamento delle verifiche sulle condizioni operative, unito a campagne di formazione e sensibilizzazione, dovrebbe garantire un ambiente professionale più saldo e favorire, nel lungo periodo, lo sviluppo di settori produttivi più competitivi e innovativi.
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