Lavoro Pensioni e mercato del lavoro: cosa accadrà con 3 milioni di uscite entro il 2029

Pensioni e mercato del lavoro: cosa accadrà con 3 milioni di uscite entro il 2029

Tra il 2025 e il 2029 oltre 3 milioni di lavoratori italiani andranno in pensione. Ecco l'impatto sulle regioni, le imprese e il sistema previdenziale.

5 Settembre 2025 11:23

In Italia si prepara una nuova fase di cambiamento che sta già facendo discutere esperti e osservatori. Entro il 2029, una valanga di pensionamenti coinvolgerà oltre tre milioni di persone, alterando gli equilibri del mercato del lavoro e mettendo a dura prova aziende e istituzioni.

Questa tendenza, anticipata dall’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, sottolinea l’urgenza di rinnovare i modelli organizzativi e di pianificare strategie efficaci per non farsi cogliere impreparati.

Particolare preoccupazione suscita la prospettiva di sostituire un numero così alto di lavoratori, specialmente in regioni come Basilicata, Liguria e Abruzzo, dove il turnover potrebbe superare l’80%. Nel settore privato si prevedono oltre 1,5 milioni di dipendenti in uscita, a cui si aggiungono 750.000 lavoratori nella pubblica amministrazione e altrettanti tra gli autonomi.

Le implicazioni per imprese e sistema previdenziale

Il fenomeno del ricambio generazionale non si limita al turnover numerico: influisce sulla vitalità professionale e sulle competenze chiave, generando dubbi sulla sostenibilità sistema previdenziale e sulle modalità operative delle imprese. Con l’aumentare del numero di pensionati, il rapporto tra contribuenti e beneficiari si squilibra, gravando sull’intero sistema e richiedendo metodologie scrupolose di controllo della spesa.

D’altro canto, le aziende affrontano una costante penuria di figure qualificate, che si traduce in un serio ostacolo all’occupazione giovanile e all’ingresso di forze fresche nei settori strategici, dall’industria al terziario avanzato.

Strategie di rilancio e nuove opportunità

Tra le possibili soluzioni, spicca l’idea di una staffetta generazionale che favorisca il passaggio di competenze dai lavoratori in procinto di lasciare l’azienda alle nuove leve. In parallelo, agevolazioni fiscali e politiche di sostegno potrebbero incoraggiare l’ingresso di giovani talenti, generando effetti positivi tanto sulla crescita economica quanto sulla produttività.

Anche la riforma sistema formativo assume un ruolo cruciale: l’adeguamento dei percorsi scolastici e universitari alle esigenze del mondo produttivo potrebbe mitigare gli squilibri attuali, garantendo un ingresso più fluido nel comparto occupazionale e riducendo il divario tra domanda e offerta di competenze.

Prospettive per il futuro

Il destino del Paese dipende dal modo in cui verranno orchestrati questi interventi. Senza un piano coraggioso e un approccio condiviso tra istituzioni, imprese e cittadini, il fenomeno rischia di generare contrazioni economiche e tensioni sociali. Al contrario, se affrontato con slancio e progettualità, il gran numero di pensionandi potrebbe trasformarsi in un volano di innovazione, incentivando la formazione di nuove professionalità e sostenendo la competitività internazionale.

È indispensabile continuare a monitorare attentamente la situazione e promuovere politiche virtuose, valorizzando ogni occasione per dare impulso alla crescita e per garantire un equilibrio tra le esigenze del presente e quelle delle generazioni future.

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