Italia, anziani in crescita ma assistenza in calo: un paradosso allarmante
L'Italia affronta l'aumento degli anziani con risorse insufficienti. Disuguaglianze territoriali e calo della spesa per assistenza emergono dai dati Istat.
L’Italia, si sa, è un Paese di contrasti, e il tema dell’assistenza agli anziani non fa eccezione. In un contesto in cui gli anziani rappresentano una fetta sempre più consistente della popolazione – il 24,7% entro il 2025 – le risorse dedicate alla loro cura sembrano diminuire, creando un panorama a due velocità.
Nonostante l’invecchiamento accelerato della popolazione, con un incremento stimato di 1,7 milioni di anziani in dieci anni, il sistema di welfare sembra arrancare. A fronte di una spesa previdenziale che ha toccato i 400,4 miliardi di euro nel 2024, di cui ben 336 miliardi destinati alle pensioni, le risorse per l’assistenza sociale agli anziani continuano a contrarsi. Oggi, si parla di una media nazionale di soli 93 euro annui per anziano, un calo significativo rispetto ai 107 euro di un decennio fa.
Pensionati in aumento ma cala l’assistenza, soprattutto al Sud
Questo declino evidenzia un aspetto critico: il divario Nord-Sud, che emerge con forza in questo ambito. Nel Nord-Est, un anziano può contare su una spesa media di 174 euro, mentre al Sud la cifra si riduce drasticamente a soli 40 euro. La Calabria, in particolare, rappresenta un caso emblematico, con una spesa di appena 19 euro per anziano, a fronte dei quasi 1.500 euro della Provincia autonoma di Bolzano. Questi numeri non sono solo cifre, ma il riflesso di una disparità strutturale che condiziona la qualità della vita di milioni di persone.
Le disuguaglianze non si fermano qui. L’accesso ai servizi essenziali, come le strutture residenziali, è profondamente influenzato dalla geografia. Nel Nord-Est, il 2,2% degli anziani trova posto in queste strutture, mentre al Sud la percentuale precipita allo 0,1%. Anche l’assistenza domiciliare segue questa tendenza: 47 euro spesi per anziano al Nord-Est contro i 21 euro del Sud. Complessivamente, la percentuale di anziani che beneficiano dei servizi sociali è scesa dal 4,8% del 2012 al 3,9% del 2022.
Un altro dato che merita attenzione è l’aumento dei “grandi anziani”, ovvero gli over 80, che nel 2023 hanno raggiunto i 4,6 milioni, superando il numero dei bambini sotto i 10 anni. Questa fascia di popolazione, spesso non autosufficiente, è quella più esposta alle carenze del sistema. Eppure, nonostante l’aumento della spesa complessiva dei Comuni per i servizi sociali del 27% tra il 2012 e il 2022, le risorse destinate agli anziani sono state progressivamente ridotte, dirottate verso altre priorità.
L’assistenza delle regioni
Le Regioni a statuto speciale, con poche eccezioni come la Sicilia, riescono a garantire livelli di assistenza superiori alla media nazionale. Tuttavia, le strutture residenziali, che dovrebbero rappresentare una soluzione per gli anziani non autosufficienti, servono una porzione sempre più ridotta della popolazione. Nel 2022, i Comuni hanno investito 525 milioni di euro in queste strutture, assistendo solo lo 0,8% dei potenziali beneficiari. Anche qui, il divario Nord-Sud è evidente: il Nord-Est raggiunge il 2,2%, mentre il Sud si ferma allo 0,1%.
In definitiva, il quadro che emerge è quello di un Paese frammentato, dove l’accesso alle cure e ai servizi per gli anziani dipende più dalla residenza geografica che dalle necessità effettive. È evidente l’urgenza di interventi strutturali per ridurre le disuguaglianze e garantire un sistema di spesa sociale equo su tutto il territorio nazionale. La sfida è grande, ma il futuro di milioni di anziani italiani dipende da scelte politiche coraggiose e mirate.
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