Multe da autovelox non omologati: si può avere il rimborso?
La Cassazione dichiara illegittime le multe da autovelox non omologati. Ecco come fare ricorso, recuperare punti e chiedere rimborsi.
Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha scosso le fondamenta del sistema di rilevamento della velocità in Italia, aprendo la strada a una possibile rivoluzione nel mondo delle sanzioni stradali.
Con oltre 11 milioni di multe emesse ogni anno e una raccolta di circa 2,7 miliardi di euro, la decisione potrebbe avere un impatto significativo sulle casse pubbliche e sulla gestione delle violazioni stradali. Al centro della questione si trova il concetto di omologazione degli strumenti di rilevamento, un tema che ha già acceso un acceso dibattito tra automobilisti e amministrazioni locali.
Multe da autovelox non omologati: cosa sapere
Secondo la sentenza n. 10505/2024, la Suprema Corte ha stabilito che la semplice approvazione dei dispositivi di controllo della velocità non è sufficiente a garantirne la validità legale. L’approvazione, infatti, si limita a certificare la conformità del prototipo, mentre l’omologazione rappresenta una verifica più approfondita, volta a garantire la precisione dello strumento attraverso test rigorosi. Questo principio è sancito dall’articolo 45 del Codice della Strada, che richiede esplicitamente l’utilizzo di dispositivi omologati per accertamenti con pieno valore legale.
La portata di questa decisione è potenzialmente enorme, considerando che circa l’80% degli autovelox attualmente in uso non dispone di omologazione. Ciò potrebbe tradursi in una valanga di ricorsi, con automobilisti pronti a contestare la legittimità delle sanzioni ricevute.
Ma quali sono le implicazioni per chi ha già pagato le multe? La giurisprudenza tradizionale ha sempre considerato il pagamento come un’accettazione implicita della responsabilità. Tuttavia, questa nuova sentenza potrebbe cambiare le carte in tavola, se la mancanza di omologazione venisse riconosciuta come causa di nullità assoluta del verbale, rendendo così possibile la riapertura dei casi già chiusi.
Per avere il rimborso bisogna contestare la multa
Per chi invece non ha ancora saldato le multe, le opzioni sono due: presentare opposizione al Prefetto entro 60 giorni dalla notifica oppure rivolgersi al Giudice di Pace entro 30 giorni. È fondamentale, in questi casi, basare il ricorso sulla mancanza di omologazione, evidenziando l’assenza di riferimenti al decreto ministeriale di omologazione nel verbale. Questa strategia potrebbe rivelarsi particolarmente efficace, soprattutto se supportata da una verifica preventiva della legittimità del dispositivo.
Per esercitare il diritto di verifica, è possibile richiedere copia del certificato di omologazione e della taratura periodica del dispositivo attraverso l’accesso agli atti amministrativi. Se il verbale riporta solo la dicitura “approvato” senza alcun riferimento al decreto di omologazione, esistono validi motivi per contestare la sanzione. Inoltre, è importante ricordare che il pagamento della multa non preclude la possibilità di contestare le sanzioni accessorie, come la decurtazione dei punti patente, come stabilito dalle Sezioni Unite della Cassazione nella sentenza n. 20544/2008.
Questa sentenza rappresenta un importante precedente giurisprudenziale, anche se non vincolante per tutti i giudici. Tuttavia, apre la strada a un possibile intervento legislativo o a future pronunce delle Sezioni Unite, che potrebbero fornire ulteriori chiarimenti e consolidare il principio di necessità dell’omologazione. Nel frattempo, il dibattito rimane acceso, con gli automobilisti da una parte e le amministrazioni locali dall’altra, in un confronto che promette di ridefinire le regole del gioco.
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