Notiziario Notizie Italia Schianto Ethiopian Airlines, anche l’Italia chiude i cieli al Boeing 737 MAX

Schianto Ethiopian Airlines, anche l’Italia chiude i cieli al Boeing 737 MAX

13 Marzo 2019 13:02

Boeing in crisi di credibilità: lo schianto del volo 302 Ethiopian Airlines avvenuto domenica scorsa, ad appena 6 minuti dal decollo, ha convinto diverse nazioni di tutto il mondo a lasciare a terra il modello Boeing 737 Max, triste protagonista del disastro. Un disastro che è avvenuto, tra l’altro, a meno di sei mesi dall’altro incidente aereo: quello di un altro esemplare Boeing 737 MAX che è precipitato nel mare di Giava, appartenente alla flotta di Lion Air. Anche in quel caso, tutti i presenti a bordo hanno perso la vita.

Prima l’Etiopia, direttamente coinvolta nello schianto del volo, che era partito da Adis Abeba verso Nairobi, ha comunicato la decisione di lasciare a terra gli aerei; quasi contestualmente, lo stesso annuncio è arrivato dalla Cina.

Idem hanno fatto poi il Regno Unito, l’Australia, Singapore.

Il colpo di grazia è arrivato dall‘Unione europea, che ha chiuso i suoi cieli al modello, con l’Agenzia per la sicurezza dell’Aviazione in Ue che ha emesso una direttiva di emergenza. La direttiva ha motivato la decisione di non far volare i modelli Boeing 737-8 e 737-9, affermando che “non si può escludere che, a contribuire” all’incidente di domenica scorsa e a quello avvenuto in Indonesia lo scorso ottobre, “siano le stesse cause”.

L’Easa, insomma – l’agenzia europea per la sicurezza del trasporto aereo – ha sospeso tutti i voli del Boeing 737-8 Max e 737-9 Max in Europa.

La decisione è stata condivisa dall’Italia, con l’Enac, l’autorità dell’aviazione civile che, in una nota, ha annunciato che i modelli suddetti di Boeing “non possono più operare da e per gli aeroporti nazionali dalle 21 di ieri sera fino a nuove comunicazioni”. 

L’Enac ha spiegato la decisione con “il perdurare della mancanza di informazioni certe sulla dinamica dell’incidente” dell’Ethiopian Airlies e con il “precedente incidente di ottobre in Indonesia”, che anche allora aveva visto protagonista lo schianto di un 737 Max.

Nelle ultime ore, la decisione di fermare il modello a terra è stata resa nota anche da Hong Kong, Libano e Thailandia. No anche da Nuova Zelanda e Isole Figi. Boeing 737 MAX bandito anche in India, e negli Emirati Arabi Uniti.

C’è da dire che, nel caso delle isole Figi, la decisione riguarda solo un operatore, Fiji Airways, mentre in Nuova Zelanda nessuna compagnia aerea utilizza il modello.

Per ora, nessuna bocciatura invece dagli Stati Uniti: la Federal Aviation Administration non ha infatti preso alcuna decisione a seguito della tragedia dell’Ethiopian Airlines, ripetendo nelle ultime ore di non intravedere problemi di sicurezza nei voli effettutati con il Boeing 737 Max.

Un assist non è arrivato tuttavia dal presidente americano Donald Trump che, nel commentare il caso Boeing, ha scritto su Twitter che “gli aerei stanno diventando troppo complicati da far volare. Non c’è più bisogno di piloti, ma di esperti di computer dell’MTI. E’ quello che vedo sempre più in diversi prodotti”.

Niente Boeing 737 Max neanche in Vietnam. Il paese ha sospeso tutti i voli del modello a partire dalle 10 ora locale della giornata di oggi, mercoledì 13 marzo, comunicando che non autorizzerà alcun permesso fino all’arrivo di notizie. A questo punto ci si chiede che fine farà l’ordine di VietJet Aviation JSC: la compagnia aerea non possiede nessun Boeing 737 ma ha ordinato ben 200 unità del modello. In un comunicato, la società ha reso noto che prenderà una decisione sugli ordinativi dopo la fine delle indagine dell’aviazione Usa.

Intanto la stessa FAA (Federal Aviation Administration) ha reso noto che, nel mondo, ci sono circa 350 737 MAX 8 in servizio, che appartengono a 54 compagnie aeree.

L’agenzia federale ha confernato che “alcune analisi esterne hanno rinvenuto similitudini tra questo incidente (dell’Ethiopian Airlines) e quello del volo 610 di Lion Air del 29 ottobre 2018. Tuttavia, questa indagine è appena iniziata e al momento non abbiamo raccolto dati sufficienti che possano farci giungere a una conclusione o ad agire di conseguenza”.