Finanza Notizie Mondo Non solo Datagate. Facebook ha chiesto a ospedali condivisione dati pazienti. E legge chat Messenger

Non solo Datagate. Facebook ha chiesto a ospedali condivisione dati pazienti. E legge chat Messenger

6 Aprile 2018 11:52

Fino allo scorso mese, poco prima che esplodesse lo scandalo Datagate, Facebook era in trattative con diversi ospedali americani per condividere in via anonima informazioni sui loro pazienti, relative alle loro malattie e alle prescrizioni mediche, nell’ambito di un progetto di ricerca.  E’ quanto riporta la Cnbc, aggiungendo che lo scopo di Facebook era quello di confrontare queste informazioni con altre che lo stesso social raccoglie sui suoi utenti, aiutando così gli ospedali a capire quali pazienti avrebbero avuto bisogno di essere sottoposti a cure e trattamenti speciali.

Il progetto si è fermato alla fase di pianificazione dopo lo scandalo Datagate, con cui è emerso che Cambridge Analytica, società che ha lavorato per la campagna elettorale di Donald Trump, ha utilizzato informazioni personali di 87 milioni di utenti a fini elettorali, per condizionarne l’orientamento politico e, in particolare, influenzare il voto dell’Election Day 2016 degli Usa.

La rivelazione mette ancora più sotto osservazione il social network capitanato da Mark Zuckerberg, in particolare il modo in cui utilizza e condivide dati personali dei suoi utenti a loro insaputa.

Tra l’altro, è stato lo stesso Zuckerberg ad alimentare nuovi timori su cosa Facebook sa e legge dei messaggi scambiati nella sua APP di chat Messenger.  La questione è emersa con un’intervista che l’AD ha rilasciato a Ezra Klein, editore di Vox, con cui è emerso che Facebook ha individuato alcuni utenti che avevano cercato di inviare messaggi sensazionali attraverso l’APP Messenger sulla pulizia etnica in Myanmar. 

“In questi casi, i nostri sistemi individuano quello che sta accadendo, in modo tale da impedire che quei messaggi arrivino a destinazione”, ha detto.

Bloomberg riporta come l’ammissione abbia scatenato diverse reazioni su Twitter: “Facebook legge per caso anche altre chat, in generale?”, hanno chiesto gli utenti.

A quel punto, direttamente interpellata da Bloomberg, la società ha risposto che le conversazioni su Messenger sono private, ma che “Facebook le scansiona, utilizzando gli stessi strumenti atti a prevenire gli abusi che possono manifestarsi, più in generale, sulla piattaforma di social network”. Anche perchè, ha continuato il gruppo, tutti i contenuti devono adeguarsi agli stessi “standard della comunità”.

“Per esempio – ha riferito la portavoce in un comunicato stampa – riguardo a Messenger, quando inviate una foto, i nostri sistemi automatici la scansionano utilizzando una tecnologia per le foto che individua eventuali immagini di sfruttamento di minori o, quando inviate un link, lo scansioniamo per individuare se ci sono malware o virus”.

Tornando alla rivelazione sul progetto di condivisione di dati dei pazienti, Cnbc ha riportato le indiscrezioni di alcune fonti, che hanno spiegato che il piano sarebbe stato quello di combinare quello che il sistema sanitario sa dei pazienti (per esempio: una tale persona soffre di cuore, ha 50 anni, assume due farmaci ed è andata tre volte, quest’anno, all’ospedale), con quello che Facebook ha appreso grazie alle informazioni che gli utenti stessi postano sulla sua piattaforma (per esempio: l’utente ha 50 anni, è sposato e ha tre figli, l’inglese non è la sua prima lingua, è molto attivo online inviando diversi messaggi).

Lo scopo ultimo sarebbe stato quello di capire se la combinazione di tali dati avrebbe potuto migliorare le condizioni di salute dei pazienti, iniziando con il focalizzarsi all’inizio sui problemi cardiovascolari. 

Facebook è stata criticata già un passato per l’utilizzo di alcune informazioni sulla salute dei suoi utenti: in particolare, nel 2014, il colosso fu colpito da un’ondata di polemiche, quando venne accusato di manipolare centinaia di migliaia di profili dei suoi utenti, per studiare se determinati tipi di contenuti rendessero le persone più tristi o più felici.