Notiziario Notizie Italia Mobilità del futuro: Cina guida la classifica mondiale, Italia fanalino di coda. Mancano infrastrutture e leggi

Mobilità del futuro: Cina guida la classifica mondiale, Italia fanalino di coda. Mancano infrastrutture e leggi

9 Novembre 2018 10:44

Italia nelle retrovie della classifica mondiale della mobilità del futuro. Infrastrutture inadeguate e quadro normativo arretrato sono i principali ostacoli allo sviluppo di car sharing, auto elettriche e a guida autonoma. In pole position nella graduatoria mondiale è invece la Cina, che ha superato Singapore.

L’Italia al penultimo posto in classifica
L’Italia rimane ferma al penultimo posto nella classifica stilata da Roland Berger nel report Automotive Disruption Radar sulla mobilità condivisa e la guida autonoma giunto alla quarta edizione, così come l’anno scorso. Pesa lo stato delle infrastrutture, insufficienti e spesso arretrate. Lato auto elettrica, la peggiore infrastruttura pubblica di tutta Europa appartiene proprio all’Italia, con solo 0,4 stazioni di ricarica ogni 100 km. A conti fatti nemmeno una ogni 200 km di strade. Per fare un confronto, in Germania si contano in media sulle 4,5 stazioni ogni 100 km e dunque oltre 10 volte il risultato italiano. Altra pecca: il quadro normativo ancora non in linea con la rivoluzione tecnologica in atto, pur con un importante passo segnato dal decreto Smart Road varato nel corso del 2018 che consente l’effettuazione di test per la circolazione delle auto a guida autonoma.

Cina davanti a tutti, sorpassata anche Singapore
Si sta muovendo velocemnte invece la Cina, che quest’anno ha superato Singapore mettendosi alla guida della graduatoria mondiale dell’auto del futuro. Quello che ormai è il più grande mercato mondiale automobilistico ha allungato il suo distacco rispetto al secondo classificato in modo assolutamente sorprendente. In soli sei mesi, la Cina è passata da uno a cinque punti di distanza da Singapore sulla classifica generale.
Delle 700 mila vetture elettriche vendute a livello mondo, più della metà sono state piazzate sul mercato cinese. E il 65% degli intervistati cinesi pensa che la sua prossima macchina sarà elettrica. In Europa questo desiderio è espresso dal 30% del campione.
Lato guida autonoma, la Cina ha dimostrato un grande interesse verso i veicoli self-driving e ha stilato linee guida
standardizzate per la sperimentazione. Il quadro normativo è più aperto e duttile rispetto a quello degli altri Paesi osservati e ha permesso ad aziende come Daimler e BMW di attivare trial sperimentali su veicoli autonomi nelle città di Pechino e Shanghai. Tra le altre nazioni, solo il Regno Unito è riuscito a far approvare una specifica legge al riguardo, ossia l’Automated & Electric Vehicles Act entrato in vigore nel giugno 2018.

Carsharing diffuso tra le strade dell’India
Nonostante l’automobile privata resti a livello mondo la scelta preferita dai consumatori, la mobilità condivisa non è più un fenomeno di nicchia. Emblematico l’esempio dell’India dove addirittura un quarto degli intervistati ricorre abitualmente a soluzioni di car sharing e/o ride hailing. In Cina e a Singapore tale percentuale si attesta al 15%, mentre in Russia scende a quota 10%. Va peggio in Europa occidentale attualmente ferma al 5%, al pari di Giappone e Corea del Sud. Ma un motivo c’è. In questi Paesi i mezzi pubblici funzionano. E funzionano bene. Soprattutto in Corea del Sud e Giapponev dove a ricorrervi è rispettivamente il 45% e il 40% della popolazione. In Europa occidentale siamo al 20% circa. Per quel che concerne i campioni della sharing economy solo Uber e Blablacar sono conosciuti da buona parte del campione, rispettivamente il 46% e il 20%.