Finanza Notizie Mondo Mission Accomplished (per ora) per la Fed di Powell: che alza stime Pil e inflazione Usa rassicurando sui tassi

Mission Accomplished (per ora) per la Fed di Powell: che alza stime Pil e inflazione Usa rassicurando sui tassi

18 Marzo 2021 08:52

Mission accomplished per la Fed di Jerome Powell, che è riuscita a rasserenare gli investitori spaventati dalla prospettiva di un rialzo dei tassi più vicino, pur alzando le stime sul Pil e sull’inflazione degli Stati Uniti. Powell ha incassato l’appellativo di ‘maestro’, visto che è riuscito a calmare i mercati, da settimane ossessionati dalla prospettiva di una stretta monetaria anticipata, impedendo praticamente il caos. Un caos che si sarebbe propagato anche in Europa, visto il recente contagio del reflation trade made in Usa sbarcato anche nell’area euro.

Nel comunicare di aver lasciato i tassi sui fed funds attorno allo zero, la Fed ha aggiornato le proprie stime di crescita del Pil Usa: ora prevede un’espansione dell’economia del 6,5% nel 2021, rispetto al +4,2% atteso nel meeting di dicembre 2020.

La banca centrale Usa ha rivisto al rialzo anche le stime sul Pil Usa del 2022, dal +3,2% atteso in precedenza al tasso di crescita del 3,3%. Forte revisione al rialzo inoltre per il tasso di inflazione Usa del 2021, atteso al 2,4%, ben oltre l’1,8% atteso lo scorso dicembre.

Alzate anche le previsioni per l’inflazione misurata dal PCE per il 2022 e il 2023. L’inflazione rappresentata dal PCE core è attesa al 2,2% nel 2021, contro il +1,8% atteso a dicembre. Per il 2022 le previsioni sono di un dato core del 2% e per il 2023 pari al 2,1%. L’upgrade dell’outlook, da solo, avrebbe potuto portare gli operatori di mercato a paventare il peggio, aspettando di vedere una Fed più falco, più “hawkish”. E invece no.

Dot plot, ecco quando la Fed alzerà i tassi

La maggior parte degli esponenti del Fomc – il braccio di politica monetaria della Federal Reserve – prevede che i tassi rimarranno ai livelli attuali, attorno allo zero, fino al 2023 e per tutto il 2023. E’ quanto emerge dal dot plot, il documento in cui ogni trimestre gli esponenti della Fed indicano quali saranno i livelli che, a loro avviso, i tassi di interesse testeranno nel breve, medio e lungo termine.

Quattro dei 18 esponenti del Fomc stimano un rialzo dei tassi nel 2022, un numero più alto rispetto a dicembre, quando era stato soltanto un membro della commissione a prevedere una stretta monetaria a partire dall’anno prossimo.

Per il 2023, sette sono gli esponenti a stimare una stretta, rispetto ai cinque di dicembre, sempre una minoranza sui 18 membri complessivi del Fomc.

La maggioranza stima praticamente un aumento dei tassi soltanto “nel più lungo termine”.

Sdrammatizzato anche il rafforzamento dell’inflazione: nel comunicato della Fed si legge infatti che “gli indicatori dell’attività economica e dell’occupazione si sono rafforzati di recente, sebbene i settori più colpiti negativamente dalla pandemia rimangano deboli. L’inflazione continua a viaggiare al di sotto del 2%”.

Riguardo all’arma del QE, la Fed ha lasciato l’ammontare degli acquisti di asset mensili invariato a $120 miliardi, ribadendo che il piano continuerà fino a quando “non ci saranno ulteriori e significativi progressi” dell’inflazione e dell’occupazione verso gli obiettivi prefissati.

Insomma, il messaggio della Fed ancora dovish è stato il seguente: Pil e inflazione stanno crescendo più delle attese, ma c’è ancora molto da fare prima che ci si possa accontentare dei loro livelli.

I tassi sono rimasti inchiodati nel range compreso tra lo zero e lo 0,25%, dove si trovano dal marzo del 2020.

Chiodo fisso di Powell & Co è soprattutto quello di garantire una ripresa dell’occupazione solida e sostenibile: di fatto, anche se a febbraio l’economia americana ha creato 379.000 nuovi posti di lavoro, gli americani che hanno una occupazione sono 9,5 milioni in meno rispetto a quelli dello scorso anno.

La Fed ha migliorato a tal proposito le stime sull’occupazione, prevedendo un calo del tasso di disoccupazione al 4,5% alla fine del 2021 e al 3,5% nel 2023, ma l’impostazione accomodante rimarrà fino a quando, come si legge nel comunicato della banca centrale, non saranno stati compiuti progressi significativi verso, oltre che gli obiettivi sull’inflazione, il target di “massima occupazione” stabilito dal Fomc.

“Quello che vi sto dicendo è che riteniamo che la politica monetaria che abbiamo oggi sia appropriata”, ha detto Powell nella conferenza stampa successiva all’annuncio dei tassi e alla pubblicazione del comunicato. E se ci saranno fiammate dei prezzi, comunque dureranno poco, ha rassicurato.

La fine delle misure di restrizioni/lockdown in Usa grazie alle vaccinazioni potrà tradursi certo anche in un “balzo significativo” dell’inflazione su bae annua, nei mesi di marzo e aprile, ha detto il banchiere centrale. Ma le pressioni inflazionistiche si smorzeranno poi subito. (riguardo ai vaccini, non è mancata la stoccata all’Europa)

Fed, Powell ferma corsa tassi Treasuries. A quando il tapering?

Powell è riuscito così a frenare la corsa dei tassi sui Treasuries, con quelli decennali che nel pre-Fed erano volati fino all’1,689%, garantendo i rialzi a Wall Street, dove il Dow Jones è volato per la prima volta in assoluto oltre quota 33.000 punti, con tanto di effetto positivo sulla borsa di Tokyo e altri listini asiatici. 

Detto questo, quando inizierà il tapering della Fed? Ovvero, quand’è che la Fed inizierà a ritirare, seppure in modo graduale, i bazooka monetari lanciati per blindare l’economia Usa? E’ questo ciò che gli investitori vorrebbero sapere, soprattutto per evitare quel ‘taper tantrum’, quella paura del tapering, che affossò Wall Street nel 2013, quando la Federal Reserve annunciò l’intenzione di iniziare a ritirare gli stimoli monetari che fino a quel momento avevano fatto da assist ai mercati.

In una nota gli analisti di ING hanno scritto di prevedere che “un cambiamento più significativo nel linguaggio della Fed potrebbe presentarsi in occasione della riunione del Fomc di giugno, quando saranno rese note di nuovo le stime sull’economia”.

“A quel punto – si legge nella nota – la maggioranza dei funzionari della Fed potrebbe indicare di prevedere un aumento dei tassi nel 2023, fattore che potrebbe aprire la strada all’inizio del tapering degli acquisti di asset entro il mese di dicembre”. Di conseguenza, la pressione al rialzo sui tassi dei Treasuries potrebbe ripresentarsi, dando il via a un altro ‘taper tantrum’, ma l’economia (Usa) dovrebbe versare in una posizione più solida per farvi fronte”.

ING ha riportato nella sua nota l’ultimo sondaggio di Bloomberg, da cui è emerso che il 49% degli intervistati (inclusi quelli di ING) ritiene che il tapering inizierà prima del meeting del Fomc di dicembre, a fronte del 51% che stima che il via avverrà nel 2022.

INoltre “il 69% – si legge nella nota di ING – crede che il tapering sarà effettuato in modo deciso, con gli acquisti di asset che saranno azzerati entro l’arco di un anno, mentre il 44% pena che ci sarà un cambiamento nella distribuzione degli acquisti a favore degli asset di lungo periodo. Noi – sottolineano ancora da ING – sospettiamo che il tapering potrebbe durare un po’ di più, forse fino a 18 mesi. Intravediamo anche una maggiore possibilità di una operazione twist che implichi dirottare gli acquisti più verso la parte lunga della curva”.

Dal canto loro, gli analisti di Goldman Sachs prevedono che il tapering sarà avviato all’inizio del 2022 e che in ogni caso i tassi sui fed funds rimarranno invariati almeno fino alla prima metà del 2024.