Notiziario Notizie Asia Minaccia Corea del Nord, Usa pronti a colpire il cuore finanziario della Cina

Minaccia Corea del Nord, Usa pronti a colpire il cuore finanziario della Cina

4 Settembre 2017 10:14

I test nucleari della Corea del Nord tornano a mettere il mondo sull’attenti. Sesto test nucleare da parte di Pyongyang, stavolta con una bomba all’idrogeno capace di armare un supermissile intercontinentale. Condanna unanime da parte della comunità internazionale: alle 16 ora italiana è prevista una riunione di emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dopo la richiesta inoltrata dagli ambasciatori di Francia, Regno Unito, Usa, Giappone e Corea del Sud. Forte monito del segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, che ha intimato a Pyongyang di cessare “tali atti e di rispettare a pieno gli obblichi internazionali stabiliti dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”.

Donald Trump è vicino a perdere la pazienza e non esclude nulla, neanche la risposta nucleare, mentre il segretario Usa alla Difesa James Mattis, è categorico: “Non vogliamo, ma possiamo annientarli”.

Paura tra gli investori, che vendono gli asset rischiosi per posizionarsi su quelli rifugio, come yen, oro e alcuni bond sovrani. Tra l’altro, le ultime indiscrezioni confermano l’escalation delle tensioni, riportando che il paese di Kim Jong-Un si starebbe preparando a lanciare un altro missile.

Il dollaro cede nei confronti dello yen fino a JPY 109,22, per poi ridurre le perdite. I trader suggeriscono che gli investitori giapponesi sarebbero pronti a rimpatriare i fondi in ogni momento, e le speculazioni su una tale eventuale decisione sostiene le quotazioni dello yen. Allo stesso tempo, molti si chiedono se davvero il Giappone possa rimanere un paese appetibile, visto che sarebbe tra i più direttamente coinvolti nel caso dell’esplosione di un conflitto contro la Corea del Nord.

La risposta americana contro la Corea del Nord è già in atto: Washington è all’opera per imporre sanzioni economiche contro i paesi che fanno affari con Pyongyang. Tra le sanzioni, stando ad alcune fonti, ci sarebbero anche misure punitive contro le principali banche cinesi: la misura, se adottata, sarebbe un modo per punire Pechino, per la sua incapacità di controllare la Corea del Nord in modo efficiente. Alcune banche cinesi, di fatto, come Bank of China, sembra che abbiano aiutato il regime di Kim Jong-un a sfuggire ad altre sanzioni.

Donald Trump ha già postato un tweet in cui afferma che gli Stati Uniti “stanno considerando l’opzione di fermare tutti i commerci con tutti quei paesi che fanno business con la Corea del Nord” e, in queste ore, il segretario al Tesoro Usa Steve Mnuchin starebbe lavorando su un piano di sanzioni più dure.

E’ possibile che l’ira di Trump si scagli proprio contro le banche cinesi, in particolare le quattro principali di proprietà dello Stato, che negli ultimi anni hanno aumentato la loro presenza negli Usa, erogando nel territorio prestiti, emettendo obbligazioni e finanziando attività commerciali. Si tratta non solo delle principali banche in Cina ma anche del mondo. Una “lezione” Usa a Pechino, colpendo il cuore del sistema finanziario cinese, potrebbe essere considerata appropriata, viste le continue sfide che arrivano dalla Corea del Nord.

La Cina è tra l’altro il principale partner commerciale del paese, incidendo sul commercio di Pyongyang per circa l’85%.

Scott Seaman, direttore dell’Asia per la società di consulenza geopolitica Eurasia Group, fa notare tuttavia che lo stato di salute del sistema bancario cinese è attentamente monitorato, visto che le banche detengono più del 90% degli asset totali della seconda economia al mondo.

Di conseguenza, sanzionarle avrebbe secondo Scott implicazioni sui “mercati e sulle economie internazionali”.

“Il dipartimento del Tesoro Usa è stato finora esitante a espandere il regime secondario di sanzioni e non ha incluso, per esempio, restrizioni a carico delle aziende statali cinesi o delle grandi banche cinesi, in parte perchè il governo di Pechino reagirebbe in modo molto negativo, e anche perchè (la mossa) avrebbe un impatto sui mercati e sulle economie internazionali – ha spiegato Seaman – ma – nonostante ciò – noi riteniamo che gli Usa possano imporre ulteriori restrizioniche probabilmente sconvolgerebbero Pechino”.

Da segnalare che Industrial and Commercial Bank of China è la banca più grande al mondo, con asset totali per $3,47 trilioni a fine 2016, stando alle rilevazioni di S&P. Altre tre banche cinesi include nelle quattro principali banche del mondo sono China Construction Bank, Agricultural Bank of China e Bank of China.