Finanza Notizie Mondo Bitcoin, Taleb (Cigno Nero): un’assicurazione contro un futuro orwelliano. E’ del popolo, nessuno lo controlla

Bitcoin, Taleb (Cigno Nero): un’assicurazione contro un futuro orwelliano. E’ del popolo, nessuno lo controlla

23 Gennaio 2018 12:32

Bitcoin: “un’idea eccellente” e “un’assicurazione contro un futuro orwelliano”. La definizione, firmata dal ‘padre’ del Cigno Nero Nassim Nicholas Taleb, si smarca in modo deciso da tutte quelle che sono state snocciolate finora.

Da “bolla gigantesca” peggiore di quella dei tulipani (leggi Jamie Dimon, ceo di JP Morgan, che recentemente è andato però al confessionale dei mercati dicendosi pentito), a oggetto di desiderio di speculatori stupidi, come ha detto David Stockman, ex direttore dell’Office of Management dell’amministrazione Reagan e famoso per le sue view ribassiste, da “frode” e minaccia per investitori poco avveduti e ingenui, ad addirittura “peste” dei mercati finanziari, le definizioni sulla criptovaluta numero uno al mondo si sono sprecate.

Taleb si è distinto, con una definizione del Bitcoin che è più una spiegazione del suo successo. 

“Iniziamo a seguire la logica delle cose dall’inizio. O, piuttosto, dalla fine – esordisce l’autore del Cigno Nero, che aveva già detto in precedenza di non poter escludere un boom dei prezzi della moneta fino a 100.000 dollari – Stiamo testimoniando tutti una completa rivolta contro determinate classi di esperti, in ambiti che sono per noi troppo difficili da capire, come quello della realtà macroeconomica, e in cui non solo l’esperto non è un esperto, ma non è neanche consapevole di non esserlo. I precedenti boss della Federal Reserve, Greenspan e Bernanke, comprendevano alla fine poco della realtà empirica, e purtroppo noi lo abbiamo scoperto troppo tardi”.

Quello che è inquietante – afferma Taleb – è che tutte le banche centrali operano in base allo stesso modello, creando quello che può essere visto come un modello culturale unico perfetto”.

Dopo aver citato la nozione di conoscenza distribuita dell’economista e sociologo Friedrich August von Hayek (Premio Nobel nel 1974, fonte di ispirazione per le decisioni di politica economica dell’ex premier britannica Margaret Thatcher e anche in parte di Ronald Reagan), Taleb afferma che, allo stato attuale delle cose, “sembra che non ci sia neanche bisogno di quella cosa chiamata conoscenza affinché le cose funzionino bene. Così come sembra che non ci sia bisogno di una razionalità individuale. Tutto quello di cui abbiamo bisogno è di una struttura”.

Questo “non significa che tutti i partecipanti riescano a condividere le decisioni in modo democratico. Un partecipante motivato può (infatti) muovere l’ago della bilancia in modo sproporzionato (cosa che ho studiato come asimmetria della regola della minoranza)”. Ciò che “significa è che ogni partecipante ha la possibilità di essere quel player”.

Nell’articolo pubblicato sul sito Medium.com Taleb parla del cosiddetto “effetto miracoloso”, laddove certifica che i mercati razionali non hanno bisogno che ogni tradder sia razionale“.

La prova è nel fatto che “i mercati funzionano molto bene anche in un contesto di intelligenza a zero, se l’architettura è giusta, dunque meglio di una gestione in stile sovietico composta da umani muniti della massima intelligenza”.

Ed “è per questo che il Bitcoin è una idea eccellente. Soddisfa le esigenze del sistema complesso, e non perchè è una criptovaluta, ma precisamente perchè non è di nessuno, e nessuna autorità può decidere il suo fato. E’ del popolo, e dei suoi utenti. E dura ormai da diversi anni, sufficienti da poterlo considerare un animale a sé stante. Affinché altre monete digitali possano competere (con il Bitcoin), è necessario che esse dispongano di questa proprietà hayekiana“.

Più volte, nel suo articolo, Taleb ricorda l’indipendenza del Bitcoin, inducendo i lettori a pensare che probabilmente il successo del Bitcoin risieda nell’essere lo strumento finanziario che più di ogni altro può ergersi a espressione della democrazia.

Il Bitcoin è una moneta senza governo. Qualcuno potrebbe chiedere: ma non abbiamo per caso l’oro, l’argento, e altri metalli, così come altre valute senza un governo?”. 

“Non proprio – risponde Taleb – Quando si fa trading sull’oro, si fa trading su un asset in loco a Hong Kong, e si finisce con il ricevere un documento che attesta il diritto al possesso di quell’oro che è presente lì, quando magari si ha bisogno di trasferirlo nel New Jersey. Le banche controllano la sua custodia e i governi controllano le banche (o, piuttosto, per voler essere educati, banchieri e funzionari governativi sono uniti da uno stretto legame). Dunque, il Bitcoin ha un vantaggio enorme nei confronti delle transazioni che hanno per oggetto l’oro: la compensazione non richiede un custode specifico. Nessun governo può controllare il codice che si ha in testa“.

La conclusione è che “il Bitcoin potrà anche fallire; ma a quel punto potrà essere facilmente reinventato, visto che ormai sappiamo cfome funziona. Allo stato attuale delle cose, potrà non essere conveniente nelle transazioni, non abbastanza efficiente per permettere di acquistare quel caffè espresso macchiato di quella catena di caffè locale che preferite. Potrà essere anche troppo volatile per essere utilizzato come moneta. Ma è la prima valuta organica”.

E alla fine “la sua semplice esistenza è un’assicurazione che ricorderà ai governi che l’ultimo oggetto di establishment che possono controllare, ovvero la moneta, non è più un loro monopolio. E ciò dà a noi, alla folla, un’assicurazione contro un futuro orwelliano“.