Finanza Notizie Mondo Amazon licenzia dipendente in Usa. Motivo: aver organizzato sciopero per chiedere più tutele contro COVID-19

Amazon licenzia dipendente in Usa. Motivo: aver organizzato sciopero per chiedere più tutele contro COVID-19

31 Marzo 2020 07:48

Scoppia il caso Amazon (l’ennesimo), stavolta in tempi di COVID-19. E’ stato lo stesso colosso fondato e guidato da Jeff Bezos a confermare alla Cnbc di avere licenziato Chris Smalls, dipendente del magazzino JFK8 di Staten Island, Usa.

Motivo: Smalls aveva organizzato uno sciopero, chiedendo alla società di lanciare misure più efficaci per proteggere i dipendenti del sito dal rischio contagio da coronavirus. Non solo. Insieme ai dipendenti del JFK8, Smalls ha chiesto ad Amazon di chiudere il magazzino, dopo che, la scorsa settimana, un lavoratore è risultato positivo al test del coronavirus.

I promotori dello sciopero hanno detto che sono state almeno 50 persone a incrociare le braccia.

Il gigante dell’e-commerce non ha però gradito, tanto che Smalls è stato messo alla porta, come ha reso noto lui stesso, non risparmiando stoccate alla società:

Amazon preferisce licenziare i dipendenti, piuttosto che far fronte al suo totale fallimento nel garantire la sicurezza a noi, alle nostre famiglie, alle nostre comunità – si legge nel comunicato diramato a Chris Smalls – Sono scandalizzato e deluso, ma non scioccato. Come sempre, Amazon preferisce nascondere i problemi sotto il tappeto, piuttosto che agire per la sicurezza dei suoi dipendenti e della comunità dei lavoratori”.

LA RISPOSTA DI AMAZON

Amazon ha confermato il licenziamento del dipendente, con il portavoce che ha dato un’altra versione dei fatti:

“Nonostante la direttiva di rimanere a casa con la paga, (Smalls) si è recato nel sito nella giornata di oggi, 30 marzo, mettendo ulteriormente a rischio la sicurezza dei team. E’ inaccettabile e noi abbiamo interrotto il rapporto di lavoro come risultato di diversi problemi che ha creato sul fronte della sicurezza”.

In un comunicato stampa, la società ha precisato, inoltre, che, “così come tutte le aziende alle prese con la pandemia del coronavirus, lavoriamo sodo per la sicurezza dei dipendenti, continuando a servire al contempo le comunità e i più deboli. La verità è che la grande maggioranza dei nostri dipendenti continua a presentarsi al posto di lavoro e a lavorare eroicamente per consegnare le merci ai clienti, ogni giorno”.

PROCURATORE NY: MISURA IMMORALE E DISUMANA

Ma il procuratore generale dello stato di New York Letitia James ha definito il licenziamento di Smalls “vergognoso”, aggiungendo che il suo ufficio sta “considerando tutte le opzioni legali”, così come quella di convocare il National Labor Relations Board per far luce sul caso:

“Al picco della pandemia globale, Chris Smalls e i suoi colleghi hanno protestato in modo pubblico contro l’assenza di precauzioni da parte di Amazon per proteggerli dal COVID-19. Oggi, Chris Smalls è stato licenziato – si legge nella nota di James – A New York, il diritto di organizzare (uno sciopero) è codificato nella legge, e qualsiasi azione di rappresaglia da parte dei vertici è severamente proibita. In un momento in cui i newyorchesi sono in difficoltà e profondamente preoccupati per la loro sicurezza, questa misura è stata anche immorale e disumana”.

AMAZON GIA’ NEL MIRINO PER IL BAVAGLIO AI PROPRI DIPENDENTI

Non è la prima volta che Amazon finisce nell’occhio del ciclone per il trattamento riservato ai suoi dipendenti.

All’inizio dell’anno, il gigante delle vendite online è stato accusato di mettere il bavaglio ai propri dipendenti, dopo che i lavoratori che hanno fondato l’associazione Amazon Employees for Climate Justice hanno denunciato che la società aveva minacciato di licenziarli per le dichiarazioni ambientaliste che avevano rilasciato e, in particolare, per le critiche mosse alle stesse politiche ambientaliste adottate dal gruppo.

Nel comunicato diramato dal gruppo Amazon Employees for Climate Justice: (Dipendenti di Amazon per la Giustizia per il clima), con data 2 gennaio 2020, l’accusa era chiara: “Amazon threatens to fire workers speaking out on the company’s role in the climate crisis”, ovvero “Amazon minaccia di licenziare i dipendenti che parlano del ruolo della società nella crisi del clima”.

CASO AMAZON-CORONAVIRUS ANCHE IN ITALIA CON CALENZANO

ll caso Amazon-coronavirus è esploso anche in Italia.

Indetto proprio ieri uno sciopero per tutto l’impianto di Calenzano (Firenze), tra lavoratori diretti e degli appalti), per l’intero turno di lavoro, con il sindacato Filt Cgil che ha così giustificato la decisione:

“Occorre un tavolo per discutere di come ridurre i rischi da interferenza in questa emergenza coronavirus. Qui si fanno 10 mila consegne al giorno, sono troppe, ogni giorno circa 10 mila pacchi (a stragrande maggioranza si tratterebbe di beni non essenziali) lasciano il magazzino Amazon di Calenzano per raggiungere le case dell’area metropolitana di Firenze”.

Una nota è stata diramata nella giornata di ieri anche dalla Cgil nazionale:

“Sosteniamo le mobilitazioni che in queste ore stanno coinvolgendo i lavoratori degli stabilimenti Amazon. Oggi sciopero a Calenzano, in provincia di Firenze, proteste negli stabilimenti in Piemonte, Lazio e Lombardia dove sono ancora aperte le vertenze per chiedere che venga garantita la salute e la sicurezza degli addetti e che venga limitata l’attività di consegna ai soli beni essenziali”.

Per la Confederazione “l’unica strada per affrontare con responsabilità l’emergenza sanitaria è ridurre le attività di modo da consentire la minore esposizione dei lavoratori e adeguare l’organizzazione del lavoro così da permettere il rispetto di tutte le indicazioni del ministero della Salute. Amazon scelga quindi la via del confronto e dell’interlocuzione con i sindacati e con i lavoratori. La salute e la sicurezza non devono essere sacrificati a nessun interesse economico”.

Amazon ha risposto affermando che sta fornendo un supporto ai “i fornitori di servizi di consegna nell’igienizzazione dei furgoni, dotando giornalmente gli autisti di salviette igienizzanti per la pulizia del volante e delle parti del mezzo che entrano in contatto con le mani e anche di una boccetta di disinfettante per l’igienizzazione delle mani dell’autista stesso”.

Il colosso ha spiegato inoltre che, “nel sito di Calenzano, si è già tenuto un incontro il 23 marzo e un altro è programmato per il 31 marzo con l’obiettivo di individuare ulteriori processi per il miglioramento della sicurezza del sito e delle persone e valutare l’efficacia delle azioni intraprese. Per quanto concerne le ditte esterne, abbiamo tempestivamente invitato anche loro ad osservare la prescrizione relativa al Protocollo”.