Notiziario Notizie Italia Servono 5 mesi di lavoro per pagare le tasse, quest’anno il tax freedom day scatterà il 2 giugno

Servono 5 mesi di lavoro per pagare le tasse, quest’anno il tax freedom day scatterà il 2 giugno

12 Febbraio 2018 09:19

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Soltanto dopo 5 mesi dall’inizio dell’anno, il contribuente medio italiano avrà assolto tutti gli obblighi fiscali del 2018 (Irpef, accise, Imu, Tasi, Iva, Tari, addizionali varie, Irap, Ires, ecc.) e dal 2 giugno inizierà a guadagnare per se stesso e per la propria famiglia. E’ l’ufficio studi della Cgia di Mestre a fare questo calcolo, che per quanto astratto sia, dà la dimensione di quanto sia smisurato il prelievo fiscale e contributivo dai portafogli degli italiani. Quest’anno la pressione fiscale dovrebbe attestarsi al 42,1%, in calo di mezzo punto percentuale rispetto al dato medio del 2017. Una discesa ancora troppo lenta e quasi impercettibile che, per l’anno in corso, è conducibile, in particolar modo, alla crescita del Pil e solo in minima parte alla diminuzione effettiva delle tasse.

Nel 2005 il tax freedom day più preoce, nel 2012 (con Monti) quello più in ritardo
Guardando agli ultimi 25 anni, il tax freedom day più precoce si è verificato nel 2005. In quell’occasione, con il Governo Berlusconi II, la pressione fiscale si attestò al 39,1% e ai contribuenti italiani bastò raggiungere il 24 maggio (143 giorni lavorativi) per scrollarsi di dosso il giogo fiscale. Quello più in ritardo, invece, si è registrato nel 2012 (anno bisestile). In quell’anno alla guida del Paese c’era Mario Monti. Questo risultato così negativo si verificò perché la pressione fiscale raggiunse il record storico del 43,6% e, di conseguenza, il “giorno di liberazione fiscale” si celebrò solo il 9 giugno, dopo ben 160 giorni lavorativi.

Pressione fiscale in calo dal 2013, ma l’anno prossimo…
Dal 2014 ad oggi gli italiani si sono svincolati sempre prima dal pagamento delle tasse perché la pressione fiscale ha iniziato a diminuire a seguito della cancellazione della Tasi sulla prima casa, dell’introduzione del bonus Renzi e di una serie di misure di alleggerimento dell’Irap sul costo del lavoro, oltre che il taglio dell’Ires e la ripresa del Pil. Tuttavia, l’anno prossimo si potrebbe assistere a una inversione, con un possibile aumento della pressione fiscale. La Cgia di Mestre infatti avverte che se il nuovo governo non riuscirà a recuperare entro la fine dell’anno quasi 12,5 miliardi di euro per sterilizzare l’ennesima clausola di salvaguardia. Altrimenti dall’1 gennaio 2019 l’aliquota Iva del 10 per cento salirà all’11,5 e quella attualmente al 22 si alzerà al 24,2 per cento.

Il confronto europeo: peggio di noi solo la Francia
Nel 2016 (ultimo anno in cui è possibile effettuare una comparazione con i paesi Ue) i contribuenti italiani hanno lavorato per il fisco fino al 2 giugno (154 giorni lavorativi), vale a dire 4 giorni in più rispetto alla media registrata nei Paesi dell’area euro e 9 se, invece, il confronto è realizzato con la media dei 28 Paesi che compongono l’Unione europea. Se si confronta il “tax freedom day” italiano con quello dei principali competitori economici, solo la Francia presenta un numero di giorni di lavoro necessari per pagare le tasse nettamente superiore (+21), mentre tutti gli altri hanno potuto festeggiare la liberazione fiscale con un netto anticipo. In Germania, ad esempio, 7 giorni prima, in Olanda 12, nel Regno Unito 27 e in Spagna addirittura 28. Il paese più virtuoso è però l’Irlanda: con una pressione fiscale del 23,6% consente ai propri contribuenti di assolvere gli obblighi fiscali in soli 86 giorni lavorativi.

Il calcolo del tax freedom day
Per individuare il 2 giugno come il “giorno di liberazione fiscale” del 2018, l’ufficio studi della Cgia di Mestre ha preso in esame la stima del Pil nazionale di quest’anno e l’ha suddiviso per 365 giorni, ottenendo così un dato medio giornaliero. Successivamente, ha considerato le previsioni di gettito dei contributi previdenziali, delle imposte e delle tasse che i percettori di reddito verseranno nel 2018 e le ha rapportate al Pil giornaliero. Il risultato di questa operazione ha consentito di calcolare il “giorno di liberazione fiscale” di quest’anno: il prossimo 2 giugno.