Finanza Notizie Italia Pil rivisto al rialzo, ma recessione c’è e 2019 parte a handicap. CSP: crisi più lunga di sempre

Pil rivisto al rialzo, ma recessione c’è e 2019 parte a handicap. CSP: crisi più lunga di sempre

5 Marzo 2019 11:03

Doppia revisione dei dati Istat rispetto a quanto comunicato a fine gennaio, ferma restando l’entrata in recessione dell’Italia. Il quarto trimestre deld 2018 conferma la variaizone negativa del PIL, anche se con una flessione meno marcata: -0,1% rispetto al trimestre precedente, mentre il 29 gennaio la prima stima evidenziava un calo dello 0,2%. Di contro risulta una variazione nulla nei confronti del quarto trimestre del 2017, mentre la prima stima indicava un aumento dello 0,1% su base annua. L’Istat precisa che il quarto trimestre del 2018 ha avuto una giornata lavorativa in meno del trimestre precedente e due giornate lavorative in più rispetto al quarto trimestre del 2017. L’Istat rimarca come la nuova lieve flessione dell’attività, dopo quella del terzo trimestre, avviene in presenza di una dinamica positiva molto moderata di consumi e investimenti, nonché di un andamento favorevole delle esportazioni nette, a cui si è contrapposto l’effetto negativo della contrazione delle scorte.

 

La recessione nella seconda metà del 2018 porta come dote nel nuovo anno una variazione acquisita pari a -0,1%, ossia nel caso di variazione nulle per tutti i trimestri di quest’anno.

Le previsioni per quest’anno sono state riviste al ribasso negli ultimi mesi con il governo che mantiene l’ambizioso +1% anche se ha sottolineato che per una vera ripresa bisognerà attendere la seconda metà dell’anno. Recentemente Moody’s ha rivisto le stime sul 2019 a +0,4%.

Piccola svolta del Pmi servizi, risale a sorpresa sopra muro 50 punti
Timidi segnali di ripresa arrivano oggi dal  settore servizi italiano. A febbraio l’indice Pmi servizi elaborato da Markit evidenzia un progresso a 50,4 punti dai 49,7 precedenti. Il consensus era per un nuovo calo a 49,4. Markit sottolinea come l’attività economica di febbraio del settore terziario italiano ha segnalato una leggera ripresa, nonostante l’indice dei nuovi ordini sia scivolato in territorio negativo per la prima volta in quattro anni e la domanda domestica ed internazionale abbia registrato un peggioramento nel corso del mese. Le aziende del settore, come reazione all’indebolimento del mercato e per stimolare le vendite, hanno ridotto i prezzi di vendita per il terzo mese consecutivo.

Le aspettative future del settore terziario italiano, aggiunge Markit, sono migliorate nel mese di febbraio. Poco più del 35% del campione monitorato ha mostrato fiducia in un incremento dell’attività nei prossimi 12 mesi. Le ragioni dell’ottimismo elencate sono legate alle migliorate aspettative di vendita nazionali e internazionali e al lancio di nuovi prodotti.

 

CSP: dopo 11 anni PIL ancora sotto livelli pre-crisi

Il PIL dell’Italia viaggia ancora sotto i livelli pre-crisi. Da un’elaborazione del Centro Studi Promotor su dati Istat e Banca D’Italia emerge che, se si considera il periodo che comprende il primo anno di calo del Pil e l’anno del ritorno al livello ante-crisi, la crisi seguita alla terza guerra di indipendenza (1866) durò otto anni, quella coincisa con la prima guerra mondiale duro dieci anni, quella del 1929 durò sei anni e quella della seconda guerra mondiale durò dieci anni. La crisi che interessa oggi il nostro Paese è invece già durata undici anni e il Pil del 2018 è ancora al di sotto del livello ante-crisi (2007) di oltre il 4%.

Secondo Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, la lunghezza della crisi attuale e la nuova entrata in recessione del sistema economico italiano con i due cali consecutivi del Pil che si sono avuti nel terzo e nel quarto trimestre del 2018 getta un’ombra sinistra sul futuro dell’economia italiana. Pare oggi infatti molto difficile prevedere quando si tornerà ai livelli ante-crisi e non si può escludere l’ipotesi che l’economia italiana sia entrata in una fase di stagnazione di lungo periodo né si può escludere l’ipotesi ancora peggiore che la tendenza secolare alla crescita che ha caretterizato l’economia italiana dal 1861 al 2007 si sia invertita.