Pensioni d’oro: ecco l’ultima bozza, possibile sforbiciata dall’8 al 20% per due anni
Un taglio che può andare da un minimo dell’8% fino a un massimo del 20% per un periodo di due anni. Questa l’ultima ipotesi allo studio dal governo italiano nelle ultime ore riguardo il tema caldo delle pensioni d’oro, vale a dire quelle superiori ai 4.500 euro al mese. Una misura, che secondo le stime di Roma, dovrebbe portare alle casse dello Stato tra i 200 e i 300 milioni di euro. Ma secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, i risparmi sarebbero inferiori ai 150 milioni annui.
I 4 scaglioni
Secondo quanto ha riportato La Stampa, la bozza su cui sta ragionando il governo prevede quattro aliquote: un taglio dell’8% per chi percepisce una pensione tra i 90mila euro lordi all’anno e i 130mila euro, una sforbiciata del 12% per gli assegni fino ai 200mila euro, per poi salire ancora al 16% fino ai 500mila euro e al 20% per le pensioni superiori ai 500mila euro lordi all’anno. Tuttavia, sarebbero state identificate delle eccezioni. Le aliquote verrebbero ridotte di due punti percentuali per i pensionati che sono stati già coinvolti nel contributo di solidarietà deciso nel 2013. Mentre sarebbe prevista una aliquota dimezzata per chi ha una quota complessiva di lavoro e anni compresa tra i 110 e i 120.
Nessun taglio dovrebbe invece arrivare sulle pensioni di invalidità, per i superstiti e a favore di vittime di azioni terroristiche. Totale esclusione anche per le pensioni interamente contributive. In linea generale, inoltre, la riduzione non dovrà portare in nessun caso l’assegno sotto i 90mila euro lordi all’anno.
Perché la durata di due anni?
I tagli dovrebbero essere applicati per un periodo di due anni, e non più di dieci, come inizialmente previsto. La misura sulle pensioni d’oro infatti rientrerebbe come contributo di solidarietà, che per definizione della Corte costituzionale deve essere temporaneo. Un taglio permenente sarebbe considerato illegittimo.