Notiziario Notizie Italia Paolo Savona: io anti-euro? ‘Assolutamente falso’. Mentre Salvini sbotta su spread: ‘colpa mia? Siamo seri’

Paolo Savona: io anti-euro? ‘Assolutamente falso’. Mentre Salvini sbotta su spread: ‘colpa mia? Siamo seri’

22 Giugno 2018 12:11

“No, questo è volutamente falso. Ho sempre sostenuto che l’Italia abbia assolutamente bisogno del mercato comune”. Paolo Savona esce allo scoperto e, nella sua prima intervista esclusiva da ministro degli Affari europei rilasciata al sito IlSussidiario.net, smentisce chi lo definisce contrario all’euro.

Intanto Matteo Salvini risponde ai commenti di alcuni analisti secondo cui, oltre al fattore Alberto Bagnai e Claudio Borghi, a scatenare i sell off sui BTP e su Piazza Affari, nella sessione di ieri, siano state anche alcune sue dichiarazioni.

Si scrive che la Borsa cala per colpa mia? Questi giornalisti italiani sono incredibili, per questo preferisco parlare direttamente con milioni di italiani su Facebook, bypassando agenzie e giornali che a volte fanno un esercizio di fantasia inimmaginabile”.

Così il vicepremier e ministro dell’Interno su un video postato sul suo profilo Facebook.

“La Borsa starebbe scendendo e lo spread salendo perchè io ho confermato che vogliamo intervenire sulla legge Fornero e perchè ho detto che in Europa vogliamo stare da protagonisti e non possiamo pagare per avere in cambio immigrati? Per aver detto quello che c’è nel programma di governo? Siamo seri“.

Tornando a Paolo Savona, nel dire di non essere anti-euro, l’economista neo-ministro degli Affari europei aggiunge che “quanto è successo dal trattato di Roma in poi conferma la sua importanza per la crescita italiana. Per avere un mercato unico, è necessario avere una moneta unica, senza la quale l’unità del mercato sarebbe rotta”.

Detto questo, “la mia posizione è che la costruzione del Trattato del 1992 è incompleta e dovrebbe essere migliorata se l’Europa intende superare i suoi tormenti interni e fare i conti da un punto di vista geopolitico e geoeconomico. Naturalmente, queste riforme non possono essere attuate da un giorno all’altro. È necessario attendere la commissione e trovare un accordo, un consenso, tra i partner”.

Savona mostra il suo lato indulgente anche nei confronti della Germania:

“L’Italia deve riconoscere l’importanza della Germania sulla scena mondiale. Le debolezze dei paesi membri dell’Unione si riflettono nel futuro geopolitico della Germania e, pertanto, è nel suo stesso interesse aiutare quei paesi a uscire dalle loro situazioni negative. Se la Germania si limita a sollevare problemi e imporre vincoli invece di indicare soluzioni, i movimenti antieuropei saranno rafforzati, potrebbero destabilizzare l’Europa e riaprire vecchie ferite che non sono ancora state sanate. La soluzione ideale potrebbe essere che la Ue offra nuove soluzioni per guidare le forze di crescita, soddisfacendo le esigenze di molti paesi europei, tra cui l’Italia. Gli Stati Uniti non hanno intenzione di ripetere la loro intelligente e costosa politica e le prestazioni del dopoguerra per aiutare l’Europa a uscire dalle ferite che si è autoinflitte. Questa volta dobbiamo affrontare i problemi da soli”.

Detto questo, una critica all’Europa arriva, nel momento in cui parla del caso specifico dell’Italia:

L’Italia è una solida potenza industriale colpita da un profondo dualismo (territoriale, settoriale, legato alle dimensioni delle imprese) che non può essere risolto con restrizioni poste sull’uso delle risorse. Le famiglie italiane sono grandi risparmiatori. Hanno assets finanziari e reali pari ad almeno quattro volte il debito sovrano. Contrariamente a quello che a volte sentiamo, potremmo dire che noi italiani viviamo al di sotto dei nostri mezzi, come dimostrato dall‘eccedenza delle partite correnti del 2,7% del Pil, o circa 50 miliardi di euro, che è l’importo che di fatto manca alla nostra domanda interna. Il bilancio nazionale ha un avanzo primario. Pur avendo contemporaneamente due eccedenze gemelle, un tasso di disoccupazione del 10% (quello attuale in Italia) è il paradosso logico generato dall’aver deciso che i parametri di Maastricht sono l’obiettivo dell’Unione”.

Dunque?

“Pertanto, penso che sia necessario invertire l’ordine di importanza rispetto all’oggetto dell’accordo ribadito all’articolo 3 del trattato di Lisbona. L’accordo ampio e dettagliato sottolinea la necessità di una crescita globale ben oltre i piccoli vincoli di alcuni parametri fiscali. Riconosce la necessità della piena occupazione e del progresso sociale. I due parametri fiscali invece sono diventati i veri obiettivi dell’accordo”.