Finanza Notizie Italia Italia: nel 2030 saremo il secondo Paese più vecchio del mondo

Italia: nel 2030 saremo il secondo Paese più vecchio del mondo

Pubblicato 28 Novembre 2017 Aggiornato 30 Maggio 2022 12:50

Quattro megatrend influenzano il futuro dell’economia mondiale. L’Italia ha delle carte da giocarsi con 40-80 aziende cardine che diventeranno il punto di riferimento nei loro rispettivi settori

Come sarà l’Italia nel 2030? Nessuno ha la sfera di cristallo e i tentativi di prevedere quello che succederà diventano sempre meno affidabili. La sfida, secondo gli analisti di Roland Berger, è “interpretare le evoluzioni in un mondo sempre più volatile, incerto, complesso e ambiguo”. Vuca per gli anglosassoni, ovvero volatile, uncertain, complex, ambiguous.

Per cercare di intravvedere il futuro si può guardare ai megatrend, già in atto, quelli che guidano l’evoluzione globale. Gli esperti della società tedesca fondata 50 anni fa in Germania ne hanno individuati quattro.

Demografia: i più vecchi del mondo

“Entro il 2030 arriveremo a quota 8,6 miliardi di persone contro i 7,4 miliardi registrati a fine 2015 e l’apporto maggiore arriverà dai Paesi in via di sviluppo. Con Nigeria, Pakistan e India in testa” spiegano gli analisti di Roland Berger. Sin qui nulla di nuovo ma, proseguono “meno ovvio è che i flussi migratori rallenteranno e la frenata maggiore si registrerà proprio in Europa.

 “Nel 2030 il nostro Paese sarà il più vecchio al mondo, secondo solo al Giappone”. In controtendenza Milano, con la sua capacità di attrazione. Il Capoluogo meneghino vedrà un aumento della popolazione, trainata dagli stranieri, a 1,5 milioni di abitanti con “un’età media in diminuzione da 43,6 a 41,7 anni. Nettamente inferiore alla media nazionale di 50,9 prevista per il 2030”.

Le risorse naturali non scarseggeranno

Il fabbisogno crescente di energia e la necessità di gestire la concentrazione regionale delle materie prime rappresentano gli elementi chiave del secondo trend analizzato da Roland Berger:

“Al 2030 la domanda di energia primaria crescerà del 17% rispetto al 2015. E a trainarne la crescita saranno prevalentemente i Paesi non Ocse. Parliamo perlopiù di fonti energetiche tradizionali. Perché nonostante il boom delle rinnovabili, nel 2030 meno del 15% della domanda energetica globale sarà soddisfatta da energie verdi. La buona notizia è che non vi è scarsità di risorse naturali”.

La cattiva è che il bene scarso sarà l’acqua:

Entro il 2050 il 50% della popolazione mondiale vivrà in aree water stressed” spiegano gli analisti che però aggiungono una nota di ottimismo: “La tecnologia ci correrà in aiuto”.

Tecnologia e innovazione

Ed eccola la tecnologia, definita “il driver determinante per la prosperità economica attesa. Nel 2030 staremo tutti meglio, molto meglio”.  

E l’Italia avrà le sue carte da giocare. “Fronte consumer nel 2030 saremo tra i Paesi più connessi – sottolinea Paolo Massardi, partner di Roland Berger – con 91 individui su 100 collegati a internet contro i 66 attuali”.

Conoscenza

Il quarto e ultimo trend riguarda la società della conoscenza. “Oggi la carenza di competenze tecniche è un problema comune in diversi Paesi: in Italia la domanda di talenti tecnico-scientifici è in forte aumento. Così come altrove”. Inoltre, secondo gli analisti di Roland Berger “stiamo andando verso l’uguaglianza nella partecipazione alla forza lavoro e questo potrebbe risolvere le sfide dettate dai cambiamenti demografici”.

“I megatrend svolgono un ruolo decisivo nella determinazione del successo futuro di Paesi e organizzazioni” conclude Andrea Marinoni, partner di Roland Berger. “In Italia ci sono 40-80 aziende cardine che diventeranno il punto di riferimento nei loro rispettivi settori. Ma in tutto sono circa 220 le aziende medio-grandi nel settore manifatturiero che costituiscono il driver della futura competitività del Paese.