Finanza Notizie Italia Investimenti: che fare tra elezioni Usa e Covid? Ecco l’orientamento in Usa, Europa e Italia

Investimenti: che fare tra elezioni Usa e Covid? Ecco l’orientamento in Usa, Europa e Italia

23 Ottobre 2020 15:34

La maggior parte degli investitori a livello globale sta valutando la possibilità di modificare il proprio portafoglio prima delle elezioni Usa. Sulla base dei risultati dello studio UBS Investor Sentiment, che ha visto la partecipazione di oltre 4.000 investitori e imprenditori in 14 mercati a livello globale tra la fine di settembre e l’inizio di ottobre, il 72% degli investitori sta pensando di modificare il proprio portafoglio prima del voto. Il 62% inoltre pensa di apportare ulteriori cambiamenti in base al risultato delle urne. Ma in che modo? Il 66% degli sta valutando di investire nel settore sanitario per i prossimi sei mesi, mentre il 62% sta valutando le reti 5G e il 56% sta considerando di investire in una ripresa green.

 

Come si stanno muovendo gli investitori in Usa e in Europa
Guardando al grande mercato Usa, l’ottimismo degli investitori statunitensi sulle prospettive economiche e di mercato sul breve termine per il proprio paese è aumentato del secondo margine più elevato a livello globale. Il 50% è ottimista sull’economia, rispetto al 41% registrato tre mesi fa, e il 55% è ottimista sui titoli, rispetto al 44%. Il 49% degli investitori a livello globale considera gli Stati Uniti un investimento interessante, il più elevato tra tutti i paesi.

In Europa (esclusa la Svizzera), gli intervistati esprimono un ottimismo superiore rispetto alla media sull’economia del proprio paese nei prossimi 12 mesi. Il 58% infatti si dichiara ottimista in questo senso mentre il 55% si dichiara positivo a livello globale. Rispetto agli investitori internazionali, è più probabile che quelli europei stiano progettando una modifica dei loro portafogli dopo le elezioni Usa, il 65% degli intervistati afferma infatti che lo farà.

 

E in Italia?
Gli investitori italiani si rivelano ottimisti per quanto riguarda il proprio paese nella visione di lungo periodo, vale a dire per i prossimi cinque anni, mentre nel breve periodo (ossia i prossimi 12 mesi) rimangono più cauti. Nel dettaglio, il 61% si ritiene ottimista per quanto riguarda le prospettive economiche del proprio paese nel breve termine (12 mesi) e la percentuale sale all’82% sul lungo periodo. Guardando al di fuori dei confini nazionali, il 58% degli investitori italiani si dichiara ottimista per quanto riguarda lo scenario economico globale nel breve termine. Nel periodo precedente (secondo trimestre 2020), la percentuale era più alta (al 66%), mentre nel primo trimestre 2020 era del 49%. A preoccupare di più (quasi la metà degli investitori italiani, il 48%) è il Covid-19 con le sue conseguenze sull’economia, mentre il 45% teme il debito pubblico e il 44% il cambiamento climatico.

“Nonostante il prolungarsi della crisi sanitaria con importanti effetti sull’economia globale, l’ottimismo degli investitori italiani rimane significativo sul lungo periodo, con l’82% degli investitori che guarda con fiducia allo scenario economico del nostro paese nei prossimi cinque anni – sottolinea Paolo Federici, Market Head di UBS Global Wealth Management in Italia – L’incertezza causata dal Covid-19 e dalle elezioni americane ha messo ancora più in luce il valore dei consulenti finanziari e infatti l’85% degli investitori facoltosi italiani dichiara di voler avere un maggiore dialogo con i propri advisor per posizionare al meglio il proprio patrimonio”.

A questo riguardo, gli investitori italiani continuano a cercare un maggior rendimento: il 53% degli intervistati dichiara di volere più resa dai propri portafogli nei prossimi 6 mesi, mentre solo il 33% dichiara di voler diminuire i rischi nel proprio portafoglio. I tre principali temi di investimento di breve periodo per gli investitori sono: Green Recovery (83%), Industry (81%) e Private Markets (80%). Mentre le principali opportunità di investimento a livello geografico per gli investitori italiani sono: Mercati Emergenti (79%), Usa (75%) ed Europa (66%).