Finanza Notizie Italia Governo M5S-Lega, Paolo Savona ministro Economia? Lui: euro gabbia tedesca, ci vuole piano B

Governo M5S-Lega, Paolo Savona ministro Economia? Lui: euro gabbia tedesca, ci vuole piano B

22 Maggio 2018 08:31

Mentre Salvini definisce il governo M5S-Lega il governo “della libertà dai vincoli” per andare “a Bruxelles, Berlino e Parigi e dire signorno‘”, l’attenzione della stampa italiana si concentra su Paolo Savona, ex ministro del governo Ciampi, considerato tra i più papabili a prendere le redini del ministero dell’Economia e delle finanze.

L’attenzione è più che meritata visto che, a dispetto dei vari moniti che i funzionari Ue stanno lanciando all’Italia, Savona ha posizioni molto nette sull’euro e sull’Unione europea. In un’intervista a Vita.it,  l’economista ha detto per esempio senza troppi problemi che “l’euro è una gabbia tedesca, ora piano B”.

A fronte di un Salvini che torna a tuonare e a dire: “Servi, no!”, in diretta Facebook, appena dopo le consultazioni al Quirinale, Savona afferma a che, “se l’Italia non l’ha già fatto, è giunto il momento di avere pronto un Piano B – di fine dell’euro o di uscita dallo stesso – che dal 12 maggio 2011 ho insistentemente richiesto di approntare. Gli accordi costruiti male o firmati da Paesi con intenti egemoni non hanno lunga vita. Se dovessimo essere colti impreparati all’evento, sarebbe veramente un dramma”.

E ancora:

“La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente. Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?”.

La Repubblica poi riporta quanto detto da Paolo Savona nel 2010. Intervistato da Il Foglio Savona sferrò un forte attacco all’euro:

“Anche se si fa finta che il problema non esista, il cappio europeo si va stringendo attorno al collo dell’Italia. E’ giunto il momento di comprendere che cosa stia effettivamente succedendo nella revisione del Trattato di cui si parla e nella realtà delle cose europee, prendendo le necessarie decisioni; compresa quella di esaminare l’opportunità di restare o meno nell’Unione o nella sola euro area, come ha fatto e fa il Regno Unito gestendo autonomamente tassi di interesse, creazione monetaria e rapporti di cambio”.

E infine, sempre sul Foglio, Savona propose nel 2012 un referendum sull’euro: “Chiediamo perciò (a) di chiamare gli italiani a votare se desiderano stare nell’euro e assumersi le relative responsabilità e i conseguenti oneri per eliminare l’incertezza politica di cui si parla e (b) di consolidare il debito pubblico a breve, garantendone il valore reale al rimborso, riconoscendo un interesse pari all’inflazione e, se proprio si vuole incentivare l’operazione, una quota della crescita del pil reale”.

Il curriculum di Paolo Savona è di tutto rispetto: è stato capo ufficio studi di Bankitalia, ministro dell’Industria del governo Ciampi e direttore generale di Confindustria.