Notiziario Notizie Italia Ex Ilva, ArcelorMittal sospende stop altiforni in vista udienza. Blitz GdF in sede Milano

Ex Ilva, ArcelorMittal sospende stop altiforni in vista udienza. Blitz GdF in sede Milano

19 Novembre 2019 12:26

ArcelorMittal sospende lo spegnimento degli altiforni dell’ex Ilva: un barlume di speranza per quei dipendenti che rischiano di essere lasciati in mezzo alla strada, per la decisione del colosso dell’acciaio di dare il benservito a Taranto? 

Per ora non c’è nessuna certezza. Ma, in vista dell’incontro tra il premier Giuseppe Conte e i vertici della società nella giornata di venerdì, il gruppo ha deciso di adeguarsi a quanto stabilito dai giudici, capitolando per il pressing a cui ha dovuto far fronte dopo il ricorso di urgenza presentato dai commissari dell’Ilva.

Dal canto suo, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha lanciato nelle ultime ore un alert sulle conseguenze che un eventuale abbandono di Arcelor Mittal provocherebbe all’Italia intera. Nell’incontro di ieri con i sindacati, il capo dello Stato avrebbe detto chiaro e tondo, stando a quanto riporta il Corriere della Sera, che “si rischia una bomba sociale”.

In attesa dell’udienza fissata al prossimo 27 novembre, Claudio Marangoni, presidente della sezione specializzata in materia d’impresa del tribunale di Milano, ha invitato ArcelorMittal “a non porre in essere ulteriori iniziative – si legge in una nota del presidente del Tribunale Roberto Bichi – e condotte in ipotesi pregiudizievoli per la piena operatività e funzionalità degli impianti” dell’ex Ilva.

Marangoni, nel fissare l’udienza relativa al ricorso d’urgenza ha invitato praticamente Arcelor Mittal a garantire “la piena operatività” degli impianti e a non spegnere gli altiforni.

Il gigante franco-indiano ha così, sottoposto al pressing dei giudici, deciso di sospendere lo spegnimento.

Stamattina c’è stato anche un blitz della Guardia di Finanza nella sede milanese di ArcelorMittal. Il blitz è stato lanciato dai militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria delle Fiamme Gialle, proprio nell’ambito dell’inchiesta milanese. I militari si sono presentati negli uffici della multinazionale di Viale Brenta, per acquisire alcuni documenti.

COMMISSARI ILVA IN RICORSO D’URGENZA: SPEGNIMENTO PROVOCHEREBBE GRAVISSIMI RISCHI

Così si legge nel testo del ricorso d’urgenza presentato dai commissari:

La decisione di ArcelorMittal di sciogliere il contratto di affitto dell’ex Ilva “nulla c’entra con le giustificazioni avanzate che non pervengono neppure ad un livello di dignitosa sostenibilità: essa è invece semplicemente strumentale alla dolosa intenzione di forzare con violenza e minacce un riassetto” dell’obbligo contrattuale “precedentemente negoziato (…) che il gruppo (…) evidentemente non ritiene più rispondente ai propri interessi”.

I commissari hanno scritto inoltre nel ricorso cautelare d’urgenza depositato venerdì scorso presso il Tribunale di Milano, in risposta all’atto di citazione con cui Arcelor Mittal ha chiesto il recesso del contratto di affitto, che lo spegnimento degli altiforni provocherebbe “gravissimi rischi” soprattutto “sul piano della sicurezza del personale preposto e dell’impatto ambientale”.

La chiusura degli impianti produttivi dell’area a caldo – si legge – darebbe infatti il via a “un processo di raffreddamento che causerebbe danni sostanzialmente definitivi ai mattoni refrattari” degli altiforni. Perchè anche un eventuale “riavviamento dell’impianto” porterebbe a “un processo graduale di riscaldamento dei mattoni refrattari precedentemente raffreddati, foriero di gravissimi rischi non solo dal punto di vista tecnico ma anche sul piani della sicurezza del personale preposto e dell’impatto ambientale”.

Il rischio è che i mattoni refrattari degli altiforni possano rompersi, “con le correlative conseguenze in materia di compromissione dell’integrità della struttura portante dell’impianti” e perciò “di fuoriuscita non controllata di ghisa o acciaio allo stato liquido o di coke allo stato solido incandescente”.  Se ciò accadesse, ci sarebbero “evidentemente gravissimi rischi di incolumità per gli operatori in campo, nonchè di incendio ed emissioni incontrollate di inquinanti in atmosfera”.

Per finire, i commissari dell’ex Ilva hanno lanciato un allarme affermando che l’intenzione di Arcelor Mittal di lasciare Taranto appare alla stregua di un’iniziativa “senza ritorno” che provocherebbe “danni irreparabili per l’intero Paese e per l’Unione Europea“.

A rischio ci sono “il futuro dell’industria siderurgica italiana, la sorte di oltre 10 mila dipendenti e delle loro famiglie, nonchè le prospettive di sviluppo economico e sociale di importanti aree del Paese”.

MILANO INDAGA SU REATO DISTRAZIONE SENZA CONCORSO CON FALLITO E AGGIOTAGGIO

Stamattina è arrivata la notizia relativa al reato su cui i giudici milanesi stanno indagando, al momento contro ignoti: si tratta del reato ipotizzato di “distrazione senza concorso con il fallito”. 

Ma nell’inchiesta che è stata lanciata la scorsa settimana dai pm Mauro Clerici e Stefano Civardi con il coordinamento del procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, è contestato anche il reato di aggiotaggio informativo in relazione alle false comunicazioni che Arcelor Mittal avrebbe fornito ai mercati dopo aver rilevato le attività industriali dello stabilimento siderurgico di Taranto.

Del caso Ilva ha parlato ieri sera il ministro dell’economia Roberto Gualtieri, intervenendo alla trasmissione Otto e mezzo. Riguardo alla reintroduzione dello scudo penale, Gualtieri ha confermato l’apertura del governo, pur ricordando che non è stato il suo ritiro il motivo per cui il colosso ha deciso di recedere dal contratto per le acciaierie ex Ilva:

“Io penso che ciò debba essere fatto, nel quadro di un accordo con Mittal. Se si definirà un accordo sul futuro dell’Ilva c’è anche questa componente, che non è l’unica, si è visto che non è stata la ragione principale della crisi”.

Gualtieri ha ricordato che ArcelorMittal “ha vinto la gara e deve rispettare il patto industriale, noi dobbiamo sederci al tavolo con loro e lavorare seriamente per una prospettiva che dia un futuro all’Iva”.

In questa situazione di incertezza, ha puntualizzato il titolare del Tesoro, “lavoriamo su tutti gli scenari possibili ma è bene fare le cose in ordine. Noi auspichiamo una ripresa del negoziato, io auspico una ripresa del negoziato: occorre dare una soluzione industriale alla vicenda Ilva, l’Italia ha bisogno di una grande acciaieria perchè siamo un grande paese manifattueriero, è un settore strategico. L’Ilva non chiuderà”.

E DI MAIO SI BECCA IL RIMPROVERO DEL SINDACATO FILM-CISL

Nel commentare la vicenda dell’ex Ilva, ieri Marco Bentivogli, segretario generale Film-Cisl, ha lanciato un monito al leader del M5S e ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Così Bentivogli ai microfoni di Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano: “Questa è la tipica follia della politica italiana che prima provoca i danni, poi cerca responsabilità sempre lontane da sé e va a invocare la via giudiziaria che è assolutamente inutile in questa partita”. Ancora Bentivogli: “Un governo in un accordo sindacale deve sempre essere garante, è chiaro che se ogni 6 mesi cambia le regole del gioco, cessa di essere garante e indebolisce tutti. Servire su un piatto d`argento un alibi per andare via è una cosa folle. Di Maio è troppo abituato a gridare davanti alle telecamere e a tacere davanti le multinazionali. Un conto è blaterare in tv, un conto è garantire che si rispettino i patti. L`azienda scarica sui lavoratori responsabilità che sono tutte del governo”, ha detto il sindacalista. “Arcelor cerca il profitto, non conosco aziende che perseguano altre cose. Io ho incontrato Arcelor insieme al ministro Patuanelli e ad altri miei colleghi. Arcelor ha posto due punti: lo scudo penale e la questione relativa al sequestro dell`alto forno 2. Questi sono due chip per riaprire il confronto, ma il governo non li ha in tasca perché la Lezzi ha detto che non voterà mai lo scudo penale. E’ nato tutto dopo le elezioni europee, perché in particolare in Puglia il governatore Emiliano e il M5S, per recuperare voti dopo il tracollo, hanno scelto di inseguire la partita dello scudo penale. Arcelor allora si è rifatta sui lavoratori e ha chiesto 5.000 esuberi. La storia dello scudo penale messo e poi tolto li mette in una posizione di vantaggio anche a livello giudiziario”.