Notiziario Notizie Italia Deficit-Pil, Di Maio cita 2,8% Francia, Tria cede? SocGen: attenti a soglia pericolo per downgrade Moody’s

Deficit-Pil, Di Maio cita 2,8% Francia, Tria cede? SocGen: attenti a soglia pericolo per downgrade Moody’s

25 Settembre 2018 09:12

Il governo M5S-Lega sarebbe vicino a trovare finalmente una intesa sulla legge di bilancio anche se, a pochi giorni dalla presentazione della nota di aggiornamento al Def, c’è grande confusione soprattutto su quello che sarà l’obiettivo sul deficit-Pil. La questione si è fatta più confusa dopo che si è appresa la volontà della Francia di Emmanuel Macron di alzare il deficit nel 2019, portandolo dal 2,6% del Pil attuale al 2,8%. Questo, per promuovere un taglio delle tasse per un valore di 24,8 miliardi di euro, dunque una politica fiscale decisamente espansiva, per rafforzare l’economia francese e creare più occupazione.  Immediata la reazione del vicepremier Luigi di Maio: “La Francia per finanziare la sua manovra economica farà un deficit del 2,8%. Siamo un Paese sovrano esattamente come la Francia. I soldi ci sono e si possono finalmente spendere a favore dei cittadini. In Italia come in Francia”.

In serata, a seguito del vertice sulla manovra che si è tenuto ieri a Palazzo Chigi, è arrivata la precisazione del viceministro dell’Economia, Massimo Garavaglia, intervenuto a Quarta Repubblica di Nicola Porro.

“Non esiste portare il deficit al 2,8%. Faremo le cose ragionevoli, ha detto Garavaglia che, riguardo alla misura specifica della Flat Tax, ha affermato: “Siccome è un governo non monocolore Lega ma un governo, mi verrebbe da dire di convergenze parallele, con i 5 Stelle, ci sono delle cose scritte da fare e si faranno in un orizzonte di legislatura. Si sceglie l’ordine di priorità e si fanno le cose più urgenti. Si è scelto di partire dalle imprese. Oltre al regime dei minimi, si punta all’abbassamento dell’Ires dal 24 al 15% che è un fortissimo abbattimento e che è strutturale. Sono investimenti, capitalizzazione e posti di lavoro. Abbiamo bisogno di crescere, per questo partiamo dalle imprese che creano posti di lavoro”.

Intanto La Stampa riporta indiscrezioni su quanto sarebbe emerso ieri nel vertice di governo, con i politici che forse sarebbero riusciti a convincere il ministro dell’economia Giovanni Tria, fermo sull’asticella del debito-Pil all’1,6%.

“Sfidando il giudizio di Bruxelles e delle agenzie di rating, da settimane pronte a declassare l’Italia a fronte di scelte non in linea con gli impegni europei, si punta a salire sino all’1,9%, in modo tale da non infrangere il tabù del 2%, ma sufficiente per disporre almeno di 17 miliardi di euro in più. Con queste risorse, ma la decisione non è ancora ufficiale, si potrebbero innanzitutto sterilizzare gli aumenti dell’Iva (12,4 miliardi) e si riuscirebbe comunque a conservare un discreto margine di manovra di altri 5 miliardi. Per finanziare un assaggio di flat tax come chiede la Lega, l’avvio del reddito di cittadinanza che sta a cuore dei 5 Stelle e la riforma della legge Fornero, ovviamente, servirà molto di più ed inevitabilmente il governo dovrà mettere mano a significativo piano di tagli, dalle spese dei ministeri agli sconti fiscali”.

Tutto questo, mentre gli analisti di SocGen avrebbero già individuato la soglia pericolo, sforata la quale arriverebbe il taglio del rating da parte di Moody’s.

In una nota agli investitori, gli esperti spiegano che la cifra dell’1,8% “rappresenta il meglio che si possa sperare al momento, ma ciò non eviterà alle agenzie di rating di agire” sul debito dell’Italia. SocGen, stando a quanto riporta l’Ansa, consiglia così agli investitori di “posizionarsi” alla luce di una vendita dei titoli di Stato italiani nelle prossime due settimane dopo il rally dell’ultimo mese.

 

La decisione di Moody’s sull’Italia è attesa per fine ottobre, dopo la pubblicazione della nota di aggiornamento al Def.