Conte sconfessa Di Maio: altro che boom economico, Italia in recessione. ‘Ma non dipende da noi’
Il premier Giuseppe Conte riconosce il rischio recessione per l’Italia, prendendo così le distanze sia dal vicepremier Luigi Di Maio che, appena qualche settimana fa aveva parlato di boom economico, sia dal ministro agli Affari europei Paolo Savona, che aveva perfino rimbrottato Bankitalia per essersi permessa di prevedere una recessione tecnica per l’Italia.
Savona si era scagliato anche contro la stessa Europa, parlando di recessione inaccettabile.
In quest’ultimo caso, c’è da dire che il discorso del ministro si era concentrato non tanto sulle probabilità dell’arrivo di una recessione, ma sulla necessità di non considerare necessariamente l’avvento della contrazione economica alla stregua di destino ineluttabile e inevitabile.
Di qui, l’auspicio ai paesi europei a fare fronte comune per combattere una eventuale recessione soprattutto con politiche pro-crescita, basate sugli investimenti.
Detto questo, il ministro aveva comunque messo in dubbio le previsioni dell’Fmi sul Pil italiano – la cui crescita è stata rivista al ribasso a +0,6% per il 2019 – parlando di “stime basate su strumenti palesatisi obsoleti”, così come aveva attaccato Bankitalia, bollando il downgrade sulla crescita italiana – anche in questo caso da +1% a +0,6% –“inaccettabile”.
Ancora più fiducioso nella capacità dell’Italia di trasformarsi di colpo in una sorta di super potenza economica era stato lo scorso 11 gennaio il vicepremier Luigi Di Maio, che aveva parlato di “boom economico”.
In tal senso, una battuta al vetriolo è arrivata poche ore fa dal deputato Paolo Zangrillo, coordinatore regionale Forza Italia in Piemonte e capogruppo degli azzurri in Commissione Lavoro a Montecitorio.
“Oggi l’ISTAT fornirà la stima preliminare del Pil del quarto trimestre, certificando l’entrata in recessione dell’Italia. Soltanto due settimane fa il vicepremier Di Maio annunciava trionfante l’imminente arrivo di un nuovo boom economico per il Belpaese. Purtroppo ci stiamo abituando alle farneticazioni del pluriministro, che adesso ci racconterà che è tutta colpa di quelli che c’erano prima, e che tra qualche mese, grazie al reddito di cittadinanza, tornerà tutto a posto, la povertà sarà sconfitta definitivamente, sarà tre volte Natale e festa tutto l’anno! Intanto le imprese ribadiscono al ‘premier per caso’, Giuseppe Conte, stop ad analisi tecniche e chiacchiere a vanvera, si aprano i cantieri per ridare fiducia a lavoratori e imprenditori. Credo sia ora che la Lega prenda coscienza del fatto che l’enorme consenso acquisito in questi mesi sui temi cari al Carroccio, dalla sicurezza all’immigrazione, rischia di essere travolto dallo scempio di questo esecutivo sui temi economici voluti dalla componente grillina. La realtà dei fatti, come sempre, ha il sopravvento sulla narrazione ingannevole, e presto ce lo ricorderà anche il popolo sovrano“.
Al centro dell’attenzione ci sono in queste ore soprattutto le dichiarazioni del premier Conte, che sconfessa praticamente Di Maio, ammettendo che il rischio di recessione esiste. Così, in un intervento di ieri ad Assolombarda:
“Mi aspetto un’ulteriore contrazione del pil, nel quarto trimestre”. (dunque una recessione, visto che nel terzo trimestre il Pil era stato negativo, e che due trimestri consecutivi di crescita negativa corrispondono a quella che viene chiamata recessione tecnica).
“Abbiamo dati congiunturali che non sono favorevoli. Non dobbiamo girare la testa, il dato positivo è che non dipende da noi: la Cina, la Germania, che è il nostro primo Paese per l’export”.
“Se nei primi mesi di quest’anno stenteremo – ha continuato il presidente del Consiglio – ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto, di ripartire con il nostro entusiasmo, soprattutto nel secondo semestre, lo dice anche l’Fmi”.
“Abbiamo una economia che crescerà – ha insistito Conte – dobbiamo lavorare insieme, progettare gli strumenti per far crescere l’economia in modo robusto e duraturo”.
Ma le sue dichiarazioni stridono con alcuni commenti rilasciati qualche giorno fa appena, se si considera che lo scorso 23 gennaio, parlando da Davos in occasione del World Economic Forum, aveva detto che quest’anno il Pil potrebbe salire al tasso dell’1,5%.
Certo, anche ieri Conte si è mostrato ottimista sulla possibilità di riscatto dell’Italia nella seconda parte dell’anno. Ma quelle parole ora sembrano piuttosto un tentativo malriuscito di arrampicarsi sugli specchi.
Una cosa è comunque certa. Per questo governo M5S-Lega, la recessione in ogni caso dipende dal governo precedente. Così fonti di Palazzo Chigi:
“La nostra manovra è entrata in vigore meno di un mese fa. Reddito di cittadinanza e quota 100 produrranno i loro effetti da aprile. E’ evidente a chiunque che la recessione tecnica del terzo e quarto trimestre 2018 è il risultato di fallimenti del passato. Noi siamo qui per invertire la rotta, e lo stiamo facendo”.
Dichiarazioni che hanno fatto infuriare l’ex ministro dell’economia e ora deputato del Pd Pier Carlo Padoan:
“Quelle di Palazzo Chigi sul Pil sono dichiarazioni infami e ignoranti. I dati parlano chiaro. L’andamento negativo è cominciato con la nuova maggioranza e con l’impatto dello spread“, ha spiegato.