Finanza Notizie Italia Carlo Cottarelli verso premier governo neutrale. Le prossime mosse di Salvini in vista ritorno alle urne

Carlo Cottarelli verso premier governo neutrale. Le prossime mosse di Salvini in vista ritorno alle urne

28 Maggio 2018 09:17

Mentre Luigi Di Maio e Matteo Salvini tuonano contro il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, con il primo che ne minaccia anche l’impeachment, sul teatro politico italiano si apre un nuovo atto: quello della salita al Quirinale di Carlo Cottarelli, ex Commissario alla Spending Review del governo Letta e Renzi, che ha prestato servizio per il Fondo Monetario Internazionale e Bankitalia, fino a oggi numero uno dell’Osservatorio sui conti pubblici: lo stesso che ha fatto qualche calcolo sulle proposte del M5S-Lega contenute nel contratto di governo, affermando che avrebbero potuto essere realizzate con interventi titanici, come tra cui l’eliminazione, per esempio, della sanità pubblica italiana. E lo stesso che aveva avvertito che l’intero contratto di governo M5S-Lega sarebbe costato fino a 125 miliardi di euro, a fronte di entrate di appena 550 milioni.

Carlo Cottarelli è stato spesso definito l’uomo del rigore dei conti pubblici, a causa dei suoi ripetuti appelli, ai governi di turno, affinché imbrigliassero il debito pubblico italiano.

Classe 1954, nato a Cremona, Cottarelli ha lasciato il governo Renzi nel 2014 per tornare all’Fmi, assumendo l’incarico di direttore esecutivo nel board. Successivamente, a partire dal 30 ottobre 2017 fino a oggi ha ricoperto la carica di direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano.
 
Laureato a Siena, master presso la London School of Economics, Cottarelli ha lavorato dal 1981 al 1987 presso la divisione del settore finanziario e monetario di Bankitalia; dopo l’esperienza di un anno nelle vesti di responsabile del dipartimento di Ricerca economica di Eni, è entrato nel Fondo Monetario Internazionale nel 1988, dove ha lavorato per diversi dipartimenti, tra cui il dipartimento europeo, il dipartimento dei mercati monetari e dei capitali, il dipartimento degli Affari fiscali. 
 
Recentemente, in un editoriale per Repubblica Affari&Finanza,  aveva detto che l’ex premier Mario Monti non avrebbe potuto agire diversamente.

“A metà novembre 2011, Monti viene chiamato al governo. La politica fiscale viene stretta in modo deciso. Sono introdotte misure restrittive pari a 2,4 punti di Pil, di cui almeno uno era già stato deciso dal governo Berlusconi con effetto sul 2012. Con tassi di interesse a livello insostenibile, cosa poteva fare Monti se non cercare di prendere a prestito di meno? Se non lo avesse fatto l’Italia avrebbe perso l’accesso ai mercati finanziari e la perdita di Pi sarebbe stata peggiore”.

Intanto, Salvini va all’attacco:

Noi con i Cinque stelle alle elezioni? Vedremo, valuteremo sui progetti. Ma vorrei sapere che fa Berlusconi”.

Intervistato da Radio Capital, il leader della Lega punta al voto subito, precisando che “ora si parte dal lavoro che abbiamo fatto assieme” e aggiungendo anche di aver trovato nel Movimento cinque stelle persone “serie e costruttive”. Non manca la precisazione: “Non è vero che volevo votare fin dall’inizio. Luigi Di Maio l’ho sentito ieri sera. Lo dico da giornalista: le calunnie e le falsità che ho sentito in queste settimane credo non abbiamo precedenti, era un governo che ancora prima di nascere aveva contro tutti“.

Sull’euro, sottolinea:

Nessuno ha mai pensato all’uscita dell’euro, non era nei nostri programmi, non era nei programmi di Savona”.

Sulla proposta dell’impeachment del M5S frena:

Ci vuole mente fredda, certe cose non si lanciano sull’onda della rabbia, sono stato tre mesi a cercare di esercitare buonsenso, ma alla dignità non rinuncio”, detto questo “non sto lì a parlare di impeachment, mi dispiace perchè su alcuni temi avremmo lavorato già da domani”.

L’affondo contro Mattarella, nelle ultime ore, è netto:

“Se un governo deve nascere condizionato dalle minacce dell’Europa, un governo con la Lega non parte. È vero – ha aggiunto – sono stato da Mattarella prima di venire da voi, abbiamo lavorato per settimane giorno e notte, cercando accordo sul programma, sulle cose da fare, per fare quello che gli italiani ci hanno chiesto di fare. Ma abbiamo un principio che viene prima di tutto: per l’Italia e gli italiani decidono solo gli italiani, se siamo in democrazia. Se siamo invece in un recinto con la catena, perchè non si può mettere u ministro che non sta simpatico a Berlino…. Se un ministro dà fastidio a poteri forti che ci hanno massacrato, vuol dire che è il ministro giusto”, ha detto ieri da Terni per una serie di iniziative elettorali.

Su una diretta Facebook ha inoltre avvertito:

Se Mattarella oggi non darà la data del voto ci vedremo a Roma. Non perdiamo la testa, sicuramente ci leghiamo al dito il fatto che qualcuno ha impedito di riprendersi parte del proprio Paese, ma ci hanno fermato questa volta, non ce la fanno la prossima, vi do la mia parola d’onore. Non si molla di un millimetro”.

E così recita il suo post su Facebook:

Che brutta giornata per l’Italia e per la Democrazia. Era tutto pronto, anche io ero pronto a occuparmi di immigrazione e sicurezza, ma niente, qualcuno oggi ha detto NO. Il governo del cambiamento non poteva nascere, i Signori dello Spread e delle banche, i ministri di Berlino, di Parigi e di Bruxelles non erano d’accordo. Rabbia? Tanta. Paura? Zero. Cambieremo questo Paese, insieme. Io non mollo Amici, conto su di Voi.
Prima gli italiani!”