Crollo Silicon Valley Bank: in Europa bruciati 291 miliardi di euro
L'Europa paga dazio al crollo Silicon Valley Bank. Nel vecchio continente sono stati bruciati qualcosa come 291 miliardi di euro.
Le Borse europee sono state messe letteralmente ko dal fallimento di Silicon Valley Bank. A preoccupare gli investitori sono stati principalmente i timori di un contagio, che potesse estendersi anche agli altri istituti bancari del Vecchio Continente. Un’ipotesi, comunque, che è stata esclusa da più fronti: nella giornata di ieri sono andati in fumo qualcosa come 291 miliardi di euro di capitalizzazione.
A pagare il dazio al crollo di Silicon Valley Bank sono stati principalmente il listino di Francoforte, dove il Dax ha perso il 3,04% a 14.959 punti, il Cac 40 di Parigi, che ha lasciato sul terreno il 2,9% a 7.011 punti, Londra, che ha perso il 2,58% e Madrid con il suo -3,55%. Una seduta da dimenticare anche per Piazza Affari, che è stata penalizzata da una forte esposizione al comparto bancario, perdendo, in chiusura di giornata, il 4,03% a 26.183 punti. Sono andati in fumo qualcosa come 24 miliardi di euro di capitalizzazione. Penalizzati dagli avvenimenti statunitensi, che hanno coinvolto Silicon Valley Bank, sono stati:
- Bper: -9,5%;
- Banco Bpm: -8%;
- Unicredit: -9%.
Sono riusciti a resistere, invece, i titoli legati all’energia, tra i quali ricordiamo:
- Italgas: +1% in scia ai conti;
- Snam: +0,57%;
- Terna: +0,61%.
Silicon Valley Bank, cosa sta succedendo alle banche statunitensi
Ma cosa sta accadendo, in queste ore, negli Stati Uniti. Ma soprattutto perché è necessario tenere i riflettori puntati sulla vicenda che coinvolge direttamente Silicon Valley Bank. Nel corso del fine settimana, il governo statunitense è sceso in campo e ha provveduto a rassicurare gli investitori. Tesoro, Fdic e Fed, attraverso una nota congiunta, hanno annunciato che tutti i depositi presso Svb, da ieri risultano essere disponibili. Arriva anche una buona notizia per i conti correnti oltre i 250.000 dollari, che saranno garantiti direttamente dalla Federal Deposit Insurance Corp.
La Fed, inoltre, ha messo a disposizione una nuova finestra di liquidità, il cui scopo è quello di aiutare le banche a far fronte alle richieste dei clienti in fuga. Joe Biden, riferendosi al collasso di Silicon Valley Bank, ha affermato che “gli americani possono stare tranquilli: i loro depositi sono al sicuro. Nessuna perdita sarà a carico dei contribuenti”.
Spread tra Btp e Bund
Ieri ha chiuso in rialzo lo spread tra Btp e Bund: il differenziale di è allargato a oltre 192 punti. Nell’Eurozona sono risultati in calo tutti i rendimenti dei Titoli di Stato: gli investitori rifanno i conti, tenendo in considerazione la dinamica dei tassi dopo il fallimento di Silicon Valley Bank. Scende di 13 punti al 4,17% il Btp a 10 anni. Strappi più importanti arrivano sui Titoli di Stato a due anni, dove il rendimento del Bund tedesco è sceso di 41 punti base, quello dell’Oat francese di 38, mentre quello del Btp è in calo di 30 punti.
Per il futuro rimane aperta l’incognita del rialzo dei tassi di interesse: la Fed al momento è all’angolo. Il rialzo dello 0,50% previsto nella riunione del 22 marzo appare, ora come ora, in bilico. A traballare, in questo momento, sembra essere tutta la tabella di marcia della Fed: l’andamento degli swap sembrerebbe indicare una pausa, almeno per il 2023 della campagna aggressiva con il rialzo del costo del denaro. Ma non solo: all’orizzonte vi è anche la speranza di un taglio del costo del denaro proprio quest’anno. Il fallimento di Silicon Valley Bank e di Signature Bank potrebbe indurre la Fed ad una maggiore cautela, anche se l’inflazione non dovesse mollare la presa. Le chance che la Fed non alzi i tassi di interesse alla prossima riunione di marzo sono al 66%.
Paschal Donohoe, presidente dell’Eurogruppo, ha spiegato che “l’esposizione dell’area dell’euro all’americana Svb è molto limitata”.
Il sistema bancario italiano ed europeo è regolarmente monitorato dalle autorità di vigilanza e supervisione assicurandone così la stabilità. Apprezziamo la tempestività con cui le autorità americane sono intervenute – scrive il Mef – e confidiamo che, se necessario, anche le autorità europee intervengano con la medesima tempestività valutando anche le implicazioni per la condotta della politica monetaria e per la stabilità finanziaria.
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