Finanza Credit Suisse, tutti i punti oscuri del salvataggio

Credit Suisse, tutti i punti oscuri del salvataggio

22 Marzo 2023 13:40

Credit Suisse: banca salva con Ubs. Ma troppe le domande senza risposta

Il Credit Suisse è stato salvato. Fin qui tutto bene: ma nella fretta di approvare il piano di salvataggio del colosso bancario elvetico, sono stati fatti troppi errori.

Le autorità elvetiche hanno completamente ignorato le norme antitrust e hanno punito fin da subito gli obbligazionisti.

Se da un lato si può festeggiare il salvataggio di Credit Suisse, dall’altro è necessario notare che, in questa operazione, ci sono troppi lati oscuri e troppe cose che non tornano.

Proviamo a fare il punto della situazione.

Credit Suisse, gli interrogativi ancora aperti

L’operazione, che ha portato al salvataggio di Credit Suisse, ha troppi lati oscuri.

Ma soprattutto, ad oggi, non mancano certamente gli interrogativi.

Ricordiamo che il secondo istituto svizzero, uno dei più importanti anche a livello mondiale, è stato acquistato dalla prima banca elvetica, Ubs, per un importo pari ad oltre tre miliardi di euro.

Quali sono i dubbi, che ruotano intorno a questa vicenda?

Alcune perplessità partono dalla decisione di Credit Suisse di dichiarare il suo debito aggiuntivo di classe 1 – per un ammontare pari a 16 miliardi di franchi svizzeri, pari a 17,24 miliardi di dollari – completamente azzerato.

La decisione è stata presa a seguito di un ordine dell’autorità di regolamentazione svizzera.

Jacob Kirkegaard, senior fellow presso il Peterson Institute for International Economics, intervistato da Bloomberg, ha spiegato che “molte cause legali deriveranno da questo, il che evidenzierà il comportamento irregolare ed egoista delle autorità svizzere in questa storia”.

Peter V. Kunz, professore specializzato in diritto economico all’Università di Berna, è sulla stessa linea, affermando che gli investitori stranieri potrebbero chiedersi se la Svizzera non sia diventata una repubblica delle banane, nella quale non ci sia alcuno stato di diritto.

Molti analisti ed altrettanti osservatori hanno sollevato alcuni dubbi sull’ordine di priorità seguita tra azionisti e obbligazionisti.

Krunz sottolinea che su questo punto ci potrebbe essere il rischio di azioni legali: le autorità sono intervenute sul filo del rasoio.

È importante ricordare che le obbligazioni possono essere convertite in azioni o svalutate nel momento in cui le riserve di capitale di un prestatore vengono erose oltre una certa soglia.

UBS e Credit Suisse: il problema della concorrenza

A non convincere analisti ed esperti c’è poi un altro aspetto.

Il Credit Suisse e Ubs, insieme, avranno qualcosa come 333 miliardi di franchi svizzeri in depositi dei clienti e 115 miliardi di franchi in più rispetto alla rivale Raiffeisen.

Nel tentativo di salvare Credit Suisse, le autorità elvetiche hanno di fatto sorvolato tutte le norme antitrust.

La nuova entità, che si viene a creare dalla fusione di Credit Suisse e Ubs, ha in pratica una quota pari a due terzi dell’intero settore bancario in Svizzera.

In nessun paese democratico, l’antitrust accetterebbe che si formasse un potere economico così ampio nelle mani di una sola impresa. Almeno in condizioni normali.

L’ultima riflessione riguarda poi i dipendenti: come sempre a pagare gli errori dei dirigenti saranno i lavoratori.

Secondo alcune indiscrezioni di stampa sarebbero a rischio 17.000 persone attualmente impiegate in Svizzera, che potrebbero perdere il lavoro.

In un comunicato l’Unione sindacale svizzera (USS) sottolinea che “i dipendenti del Credit Suisse non dovrebbero pagare per gli errori commessi da dirigenti e autorità e le due banche, Credit Suisse e UBS, hanno il dovere di evitare brutali tagli di posti di lavoro“.

Bloomberg ha riportato anche che, prima dell’avvio dell’operazione di acquisizione da parte di Ubs, il Credit Suisse stava valutando un piano di taglio di 9.000 posti di lavoro, nel tentativo di salvarsi.