Finanza Case green, la direttiva sull’euro-patrimoniale procede

Case green, la direttiva sull’euro-patrimoniale procede

15 Marzo 2023 10:32

Un’euro-patrimoniale nascosta: è stata bollata in questo modo la direttiva europea sulle case green.

Il governo Meloni, fin da subito, si è apertamente schierato contro la nuova manovra europea, con la quale si vorrebbe abbassare l’impatto climatico degli edifici.

Ma la direttiva sulle case green è davvero così penalizzante per l’Italia?

Forse no, perché andando a ben vedere, il testo della riforma prevede una serie di deroghe e la possibilità di impiegare i fondi pubblici.

Case green, cosa dice davvero la direttiva europea

Andando a ben vedere, nella direttiva europea potrebbe non esserci alcun attacco alle case degli italiani. Ma andiamo con ordine.

Il Parlamento europeo ha provveduto ad approvare la propria posizione sulla direttiva per le case green.

Attraverso questo nuovo regolamento vengono aumentati i requisiti ambientali per gli edifici, che devono essere ristrutturati.

Ma vengono introdotte anche delle esenzioni, che danno una risposta diretta ed efficiente ai timori ed alle perplessità che sono stati sollevati da più fronti.

Il testo sulla direttiva per le case green adesso dovrà essere portato in Trillogo, ma per il momento è passato in Aula con 343 voti favorevoli, 216 contrati e 78 astensioni.

A votare contro ci sono stati i partiti della maggioranza italiana del governo Meloni: Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega

A prendere una posizione dura e decisa contro la direttiva, ci ha pensato il Carroccio, che parla addirittura di un attacco alle case degli italiani.

La Lega ha ribadito che il provvedimento è sbagliato nel merito e nel metodo e costituisce una euro-patrimoniale nascosta, che è stata voluta da una maggioranza accecata dall’ideologia green.

Brando Benifei, il capodelegazione a Strasburgo del Pd, ha definito invece il provvedimento sulle case green un testo bilanciato ed ha sottolineato che “presenta adeguate flessibilità per i Paesi Membri e alcune deroghe mirate e necessarie, come per gli edifici protetti o di valore storico e architetturale“.

Ma cosa prevede, in realtà, la direttiva europea sulle case green?

Il documento è la revisione di una direttiva attualmente in vigore sulla prestazione energetica nell’edilizia, il cui scopo è quello di portare ad una sostanziale riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra e a ridurre il consume energetico entro il 2030.

Nel tentativo di raggiungere questi obiettivi, si chiede di ristrutturare il più ampio numero di edifici che attualmente sono inefficienti.

Questa richiesta ha spaventato molti italiani, che temevano di dover mettere mano al portafoglio e di dover spendere delle somme ingenti, per mettere in regola i propri immobili.

Alcuni dettagli importanti

Il testo sulle case green approvato dalla Plenaria di Strasburgo prevede che tutti gli edifici di nuova costruzione debbano essere ad emissione zero a partire dal 2028.

Gli immobili occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche dal 2026.

Stando a quanto prevede la direttiva, inoltre, gli edifici residenziali già esistenti dovrebbero essere eventualmente ristrutturati e raggiungere la classe energetica E entro il 2030 e la D entro il 2033.

Gli edifici non residenziali dovranno raggiungere questi parametri un po’ prima: la classe E entro il 2027 e la classe D entro il 2030.

La proposta prevede che gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche debbano essere effettuati nel momento in cui vi è l’ingresso di un nuovo inquilino o quando l’immobile viene messo in vendita.

O nel momento in cui si effettua la ristrutturazione dell’edificio.

In altre parole, questo significa che non sarà obbligatorio ristrutturare la casa nella quale si sta vivendo con la propria famiglia, ma solo quella che dovrebbe essere messa in vendita o data in affitto.

Il testo, comunque, prevede una serie di deroghe.

I Paesi membri avranno, inoltre, la possibilità di escludere gli edifici protetti in virtù di un loro particolare valore architettonico o storico.

Potranno essere esclusi edifici tecnici, chiese e luoghi di culto.

L’Italia, in altre parole, avrà la possibilità di tutelare il proprio patrimonio storico, anche se non è efficiente energeticamente.

Sarà possibile estendere le esenzioni alle case popolari, nel caso in cui le ristrutturazioni dovessero comportare degli aumenti degli affitti superiori rispetto ad eventuali risparmi sulle bollette.

Potranno, inoltre, essere esentate le case utilizzate solo per le vacanze, visto che la proposta prevede l’obbligo di efficientamento energetico solo per gli immobili utilizzati almeno quattro mesi all’anno.

Gli italiani non conoscono la propria classe energetica

Almeno la metà degli italiani (uno su due) non conosce la classe energetica della propria abitazione. 1,2 milioni di persone non ha nemmeno idea di cosa possa significare questo termine. È quanto emerge da un’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat.

Ma come intendono comportarsi gli italiani rispetto questa direttiva?

Secondo i dati emersi dall’indagine di Facile.it, “solo 1 rispondente su 5 ha dichiarato di essere disposto ad adeguarsi, mentre quasi 15 milioni di individui hanno detto che lo faranno solo se ci saranno aiuti economici da parte dello Stato. Un dato, quest’ultimo, da non sottovalutare, soprattutto se si considerano le problematiche emerse con l’ormai ex superbonus 110% che, va ricordato, ha coinvolto una platea di proprietari ben inferiore rispetto a quella che sarà toccata dalla nuova direttiva europea”.