Finanza Personale Solo il 27% dei bambini sotto i 3 anni va al nido: ecco perché

Solo il 27% dei bambini sotto i 3 anni va al nido: ecco perché

L'Italia affronta una grave carenza di asili nido: tra ritardi PNRR, micro nidi e startup, i costi restano tra i più alti d'Europa.

12 Settembre 2025 15:00

La questione degli asili nido in Italia è diventata oggi un tema caldo, con famiglie che si scontrano con liste d’attesa interminabili e costi alle stelle. I dati parlano chiaro: abbiamo solo 366.000 posti, coprendo appena il 27% del fabbisogno, a fronte di un obiettivo europeo del 45%.

Questa disparità crea una vera e propria corsa contro il tempo per i genitori, che si ritrovano a destreggiarsi tra orari di lavoro impegnativi e mancanza di strutture adatte. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che ha stanziato 3,5 miliardi di euro, mira a ridurre il divario entro il 2026, promettendo 150.000 nuovi posti. Tuttavia, il costo medio annuo sui 10.032 euro per famiglia rimane un ostacolo pesante.

Nido: nuovi modelli di accoglienza

In risposta a questa situazione, soluzioni alternative come il micro nido e gli asili in famiglia stanno guadagnando terreno. I primi possono ospitare fino a 12 bambini, mentre i secondi ne accolgono al massimo 5, offrendo un ambiente più intimo e flessibile.

Questi modelli innovativi vengono sostenuti anche dal PNRR, che punta a promuovere strutture più vicine alle esigenze reali delle famiglie. In un contesto sempre più complesso, la possibilità di usufruire di programmi educativi personalizzati, orari estesi e costi potenzialmente inferiori rispetto alle strutture tradizionali si rivela fondamentale per rispondere alle necessità di chi lavora su turni o non trova posto nei centri pubblici cittadini.

Sostegni economici e criticità persistenti

Per alleviare le spese a carico delle famiglie, l’INPS ha introdotto il bonus asili nido, accessibile a chi possiede un ISEE fino a 40.000 euro e valido anche per soluzioni di accoglienza non tradizionali.

Sebbene una tale misura costituisca un passo avanti sul piano dell’accessibilità, il costo per l’asilo nido in Italia resta tra i più alti d’Europa e continua a mettere in difficoltà numerosi nuclei familiari.

I servizi infanzia, infatti, risultano indispensabili per sostenere la conciliazione tra vita professionale e familiare, eppure l’offerta limitata e le rette gravose finiscono spesso per penalizzare le fasce di popolazione con redditi più bassi, amplificando così le disparità.

Cosa succederà davvero?

Nell’orizzonte di queste carenze, l’iniziativa privata trova spazio per offrire concrete risposte e opportunità di crescita. Un esempio è la startup Dino, che ha realizzato una piattaforma digitale attraverso cui favorire la nascita di piccole strutture simile all’asilo nido, capaci di combinare innovazione digitale e servizi personalizzati.

Il progetto aspira a creare fino a 2.000 nuove realtà, fornendo supporto formativo e logistico a educatori e famiglie interessate a costituire micro-strutture. In un panorama in cui la richiesta di strutture educative supera di gran lunga la disponibilità, un approccio flessibile e su misura può rappresentare la chiave per rendere più inclusivo e variegato il sistema dell’infanzia, aprendo così spiragli di speranza per il futuro.

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