Finanza Personale Maltrattamento animali: pene più severe con la nuova legge appena approvata

Maltrattamento animali: pene più severe con la nuova legge appena approvata

Contro il maltrattamento degli animali arriva la riforma del codice penale: pene inasprite, divieti e tutele rafforzate.

4 Giugno 2025 18:00

In Italia si è assistito a una vera e propria rivoluzione normativa nel campo del maltrattamento e della tutela animali, una svolta che non si limita a un semplice inasprimento delle pene, ma che introduce una nuova visione culturale e giuridica.

Oggi, finalmente, il nostro ordinamento giuridico si adegua a una sensibilità crescente nella società: non si tratta più solo di proteggere il “sentimento umano”, ma di riconoscere gli animali come soggetti titolari di diritti, degni di rispetto e protezione diretta. Un passo avanti che molti attendevano da tempo e che ora diventa realtà, segnando una linea di demarcazione tra il passato e un futuro più giusto per i nostri amici a quattro zampe.

Maltrattamento animali: cosa prevede la riforma

Non è più possibile voltarsi dall’altra parte di fronte a episodi di maltrattamento degli animali. La riforma del codice penale, infatti, non lascia più spazio a interpretazioni ambigue: chi si rende responsabile di abusi sugli animali rischia pene severe e, per la prima volta, la certezza del carcere. Nessuna alternativa, nessun escamotage.

La pena detentiva può arrivare fino a 2 anni, e le sanzioni pecuniarie sono state ridefinite in modo sostanziale: per chi detiene animali in condizioni incompatibili con la loro natura, la multa oscilla tra 5.000 e 10.000 euro.

Se invece si arriva all’uccisione senza necessità, la sanzione si fa ancora più pesante: reclusione da 6 mesi a 3 anni e multe fino a 30.000 euro. Un salto di qualità che finalmente risponde alle richieste di chi, da anni, chiede pene esemplari per chi si macchia di simili atrocità.

Le nuove disposizioni si fanno ancora più stringenti nei casi di crudeltà aggravata: qui la pena può raggiungere i 4 anni di reclusione e la multa arriva fino a 60.000 euro. Anche il fenomeno dei combattimenti tra animali, una delle piaghe più dolorose e inaccettabili, viene colpito con forza: chi organizza o partecipa a questi orrori rischia ora da 2 a 4 anni di carcere.

Altre novità

Ma la riforma non si ferma qui. Tra le novità più significative nate a contrastare il maltrattamento degli animali spicca il divieto nazionale di tenere i cani alla catena. Una pratica arcaica, troppo spesso tollerata e regolamentata solo a livello regionale, che ora viene bandita in modo chiaro e definitivo su tutto il territorio italiano. Chi verrà sorpreso a infrangere questa norma rischia sanzioni tra 500 e 5.000 euro. Un segnale forte, che va nella direzione di un rispetto autentico per la dignità degli animali e che rappresenta una delle conquiste più sentite dalle associazioni e dai cittadini.

Non meno rivoluzionario è il nuovo ruolo attribuito alle associazioni animaliste. Con l’introduzione dell’articolo 260-bis nel codice di procedura penale, le organizzazioni impegnate nella protezione degli animali ottengono la possibilità di richiedere il riesame del sequestro degli animali e, previa cauzione, di ottenerne l’affido definitivo. Una svolta che rafforza il loro potere d’intervento e che, di fatto, li rende parte attiva e riconosciuta nel sistema di tutela.

Le principali associazioni di settore hanno accolto con entusiasmo questa riforma, sottolineando come rappresenti un adeguamento dovuto all’articolo 9 della Costituzione e una testimonianza concreta di una crescente consapevolezza collettiva. Finalmente, l’Italia si dota di strumenti efficaci per combattere il maltrattamento degli animali e per garantire una tutela reale, non solo sulla carta.

 

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