Finanza Personale Ferragni brand, il ramo retail è in liquidazione

Ferragni brand, il ramo retail è in liquidazione

Chiara Ferragni e Fenice Srl affrontano perdite per 10,2 milioni di euro tra il 2023 e il 2024, aggravate dallo scandalo Pandorogate e dalla crisi del brand.

10 Giugno 2025 11:30

Nel mondo dell’imprenditoria digitale, a volte basta un scandalo per far crollare in pochi mesi ciò che era stato costruito in anni di successi. È esattamente ciò che sta vivendo Fenice Srl, la società che fa capo all’ormai celebre influencer Chiara Ferragni. Il “caso Pandorogate” non è stato soltanto un fulmine a ciel sereno, ma un vero e proprio uragano che ha travolto la reputazione e i bilanci dell’azienda, lasciando dietro di sé una scia di numeri in rosso e un clima di incertezza che si taglia con il coltello.

Fenice Srl: il crollo finanziario di Ferragni

Se si guarda alle cifre, il quadro che emerge è tutt’altro che roseo: il biennio 2023-2024 ha visto la società sprofondare in perdite cumulative pari a 10,2 milioni di euro. Un vero e proprio crac finanziario, come non se ne vedevano da tempo nel panorama delle aziende digitali italiane. Il bilancio 2023 si è chiuso con una perdita netta di 6,9 milioni di euro, nonostante ricavi compresi tra 11 e 12 milioni. Ma è stato il 2024 a segnare il punto di non ritorno: le entrate sono precipitate sotto la soglia dei 2 milioni, mentre il segno meno ha continuato a dominare i conti, con un ulteriore rosso di 3,3 milioni.

A fronte di questa situazione, la risposta dei soci non si è fatta attendere. È stato deliberato un aumento di capitale da 6,4 milioni di euro, con la quasi totalità (6,2 milioni) destinata a tamponare le perdite pregresse, mentre solo una piccola parte – 200.000 euro – rappresenta vera nuova liquidità. Un’operazione di salvataggio che vede in prima linea Sisterhood, la società riconducibile a Ferragni (32,5% delle quote), e Alchimia, guidata da Paolo Barletta (40%). A sorprendere, invece, è la posizione di Pasquale Morgese (27,5%), che ha espresso apertamente dubbi sulla reale sostenibilità futura del business. Insomma, non tutti sembrano credere nella possibilità di risalire la china.

Ma come si è arrivati a questo punto? Tutto nasce dal scandalo Pandorogate, esploso quando la Ferragni è stata accusata di aver promosso prodotti spacciandoli per iniziative benefiche, senza che la destinazione dei fondi fosse realmente chiara. Da qui, una valanga di critiche, multe per oltre un milione di euro e, soprattutto, la perdita della fiducia di consumatori e partner commerciali. Un danno reputazionale che si è tradotto in una crisi economica senza precedenti, culminata con la fissazione di un processo per frode aggravata, previsto per settembre 2025.

Il crollo dei ricavi dopo il Pandorogate

Il vero terremoto, però, si è registrato sul mercato: il crollo dei ricavi nel 2024 ha messo nero su bianco quanto la fiducia degli stakeholder sia stata compromessa. Non solo i clienti hanno voltato le spalle al marchio, ma anche le aziende partner hanno iniziato a prendere le distanze, preoccupate dall’effetto domino generato dal caso. Il brand Ferragni, un tempo sinonimo di successo e appeal, oggi appare offuscato e fragile come non mai.

Non è tutto: la vicenda ha avuto anche importanti riflessi sul piano normativo. Proprio per arginare fenomeni simili, nel 2024 è stata varata la cosiddetta Legge Ferragni, una stretta senza precedenti che impone nuove regole di trasparenza agli influencer con oltre un milione di follower, in particolare quando si tratta di campagne legate a iniziative benefiche. Una norma che, nel giro di pochi mesi, ha già cambiato il volto del settore, costringendo molti protagonisti del web a rivedere radicalmente le proprie strategie di comunicazione e partnership.

La storia di Fenice Srl e di Chiara Ferragni è diventata, così, il simbolo di come una crisi reputazionale possa trasformarsi in un vero e proprio tsunami finanziario, capace di travolgere non solo un’azienda, ma un intero settore. Un monito per chiunque operi nel mondo digitale: oggi più che mai, la fiducia del pubblico è un bene prezioso e fragile, e basta un passo falso per vedere crollare in un attimo ciò che si era faticosamente costruito.

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