Debito pubblico, perché cresce così tanto e cosa ci aspetta
Il debito pubblico italiano sta crescendo: quali sono le cause e cosa ci dobbiamo aspettare nel breve e lungo termine.
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Quando si parla di debito pubblico italiano, si entra in un terreno minato fatto di cifre da capogiro e previsioni che raramente lasciano spazio all’ottimismo. Il 2025 si apre con un dato che fa riflettere: il record del debito di aprile 2025 tocca quota 3.063,5 miliardi di euro, un livello mai raggiunto prima nella storia della nostra Repubblica.
Basta fare due conti per rendersi conto della portata del fenomeno: ogni cittadino, neonati compresi, si trova virtualmente sulle spalle ben 52.000 euro di debito. Numeri che, più che semplici statistiche, rappresentano il peso concreto che grava sulle famiglie e sulle generazioni future.
Debito Pubblico: le cause dietro la crescita
A guardare la cronologia degli ultimi mesi, il trend non lascia spazio a dubbi: il debito pubblico continua a salire senza soluzione di continuità. L’ultima vera boccata d’ossigeno risale a dicembre 2024, da lì in poi è stato un crescendo costante, con un aumento mensile che ha sorpreso anche i più scettici. Le cause?
Da un lato, il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, che sembrano non riuscire a stringere la cinghia come promesso; dall’altro, l’incremento delle disponibilità liquide del Tesoro, che nel solo giugno 2024 aveva contribuito in maniera determinante all’impennata. E così, mentre le casse dello Stato si gonfiano, il debito si espande, portando con sé interrogativi sempre più pressanti sul futuro della nostra economia.
Chi detiene il debito? La mappa della distribuzione
Non meno interessante è la fotografia della distribuzione del debito pubblico: a maggio 2024, la Banca d’Italia deteneva il 23,1%, mentre gli investitori titoli di Stato esteri si aggiudicavano una fetta ancora più ampia, pari al 28,9%.
Da non sottovalutare, poi, la presenza di famiglie e imprese non finanziarie italiane, che con il loro 14,3% dimostrano quanto il debito sia un affare che riguarda da vicino l’economia reale. Un mosaico complesso, in cui la fiducia degli investitori resta un elemento chiave per garantire la stabilità del sistema.
Eppure, tra tante ombre, una piccola luce sembra accendersi: il rapporto debito PIL scende al 136,8%, complice una crescita economica che, seppur timida, permette di guardare al futuro con un pizzico di ottimismo.
Gli occhi sono puntati sulle prossime aste dei titoli di Stato, dove la domanda resta elevata e contribuisce a mantenere la fiducia nei confronti del nostro Paese. Il Governo, dal canto suo, annuncia un risparmio di 17 miliardi sulla spesa per interessi nel prossimo triennio, ma la strada per un vero risanamento del debito pubblico appare ancora lunga e irta di ostacoli. In un contesto così incerto, l’attenzione ai dati e la capacità di leggere tra le righe diventano strumenti indispensabili per comprendere dove stiamo andando.
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