Finanza Personale L’agroalimentare cresce ma resta indietro: sfida aperta su innovazione e AI

L’agroalimentare cresce ma resta indietro: sfida aperta su innovazione e AI

L'industria agroalimentare italiana investe in intelligenza artificiale per colmare il gap di produttività con l'Europa e attrarre investimenti.

1 Settembre 2025 12:45

La costante evoluzione del settore agroalimentare italiano riflette un quadro di luci e ombre che desta sempre più interesse tra imprese, analisti e investitori. Da un lato, il comparto genera il 19% del PIL nazionale grazie a un fatturato annuo che ha toccato i 335 miliardi di euro, con un aumento del 10% nel 2023.

Dall’altro, colpisce la stasi della produttività per addetto, ferma intorno ai 45.000 euro, contro i 52.000 della media UE. Questa discrepanza racconta di un potenziale ancora inespresso e di una filiera che, nonostante l’eccellenza riconosciuta a livello globale, deve confrontarsi con modelli competitivi più efficaci e performanti.

Una crescita consolidata ma fragile

Il monitoraggio delle performance condotto dall’Università di Pollenzo e da importanti istituti di ricerca mostra che le aziende del comparto conservano una redditività commerciale prossima al 5,1%. Tale solidità, però, nasconde vulnus strutturali non più trascurabili.

L’assenza di un rinnovamento dei processi e di investimenti mirati in formazione mina la capacità di affrontare un mercato che esige flessibilità, controllo dei costi e valorizzazione dei prodotti. In un contesto di costante globalizzazione, mantenere una forte quota di mercato significa puntare su specializzazione, innovazione di processo e un utilizzo intelligente delle risorse, elementi indispensabili per preservare la competitività internazionale.

Il potenziale della intelligenza artificiale

Nel panorama tecnologico odierno, l’adozione di strumenti avanzati gioca un ruolo cruciale per chi voglia emergere e garantire stabilità alle proprie attività. Secondo analisti di settore, le soluzioni di intelligenza artificiale potrebbero incrementare i livelli produttivi di oltre il 30%, con un impatto particolarmente significativo sulla logistica, che già ora assorbe oltre un terzo delle applicazioni digitali nell’ambito alimentare.

Eppure, solo l’8% delle piccole e medie imprese ha intrapreso un percorso di trasformazione in questa direzione: la diffidenza verso i costi di implementazione, l’incertezza rispetto ai benefici tangibili e le difficoltà di aggiornamento del personale rappresentano ostacoli diffusi. Infatti, il 58% dei dirigenti sottolinea la difficoltà di adeguare le competenze interne al rapido avanzamento della tecnologia.

Prospettive di innovazione e sviluppo

I segnali di rilancio appaiono tangibili, ma richiedono un cambio di prospettiva che investa l’intero ecosistema produttivo. Formazione specialistica, sostegno alla ricerca e piani d’incentivo mirati possono segnare la svolta definitiva, aprendo la via a nuovi paradigmi di collaborazione e sviluppo.

L’elemento cruciale rimane la volontà di rivedere processi e priorità, recuperando quel gap che separa l’industria italiana dai partner europei in termini di efficienza e modernità. Abbracciare la digitalizzazione significherà, per le aziende più lungimiranti, beneficiare di ricadute positive sia nella gestione ottimale delle risorse che nella creazione di valore aggiunto, proiettandole verso risultati solidi e duraturi in un mercato sempre più interconnesso.

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