Diritto universale al conto corrente: cosa cambia?
La Camera approva il diritto universale al conto corrente: obblighi per le banche, impatti su inclusione finanziaria e stabilità del sistema.
Fonte immagine: Finanza.com
Si respira aria di unanimità dopo l’ultimo passaggio parlamentare che sembra destinato a ridisegnare in profondità il rapporto tra cittadini e istituti di credito. L’approvazione alla Camera di una proposta di legge che riconosce a tutti il diritto universale al conto corrente ha fatto notizia, innescando reazioni contrastanti tra applausi entusiasti e timori di eccessivo intervento statale.
Al centro della riforma sta un principio che molti considerano innovativo: gli istituti non potranno più chiudere unilateralmente i conti correnti con saldo attivo, a meno di situazioni gravi come il sospetto di riciclaggio. Così, la legge vuole porre un argine alle chiusure indiscriminate, tutelando chi si è trovato senza opportunità di aprire altri conti a causa di segnalazioni negative nel circuito interbancario.
L’obbligo per le banche di aprire il conto
A conferire forza a questa svolta normativa è l’imposizione dell’accesso indiscriminato alle banche, che d’ora in poi dovranno accogliere chiunque faccia richiesta di un nuovo conto. Un provvedimento che sposa l’idea di inclusione finanziaria, considerata cruciale in un’epoca di digitalizzazione sempre più spinta, dove il denaro contante cede il passo a strumenti elettronici.
Se da un lato la proposta è stata salutata come una vittoria da vari gruppi politici, dall’altro non mancano le voci critiche: l’Associazione Bancaria Italiana ha espresso preoccupazione, temendo uno snaturamento del modello di business bancario in una sorta di servizio pubblico imposto. Tuttavia, forte è il sostegno di organizzazioni a difesa dei consumatori, come il Codacons, che enfatizzano l’urgenza di regole chiare a salvaguardia dei distretti più vulnerabili della popolazione.
Equilibrio tra diritti e sostenibilità
C’è chi, però, lancia un monito sulla stabilità del sistema finanziario. Diversi osservatori, tra cui Bankitalia, sollevano perplessità riguardo alle possibili ricadute economiche, in particolare i costi di gestione che potrebbero aumentare.
La questione dei costi bancari torna al centro del dibattito: se le banche dovranno sostenere oneri maggiori, il pericolo è che a pagarne le conseguenze siano i correntisti stessi. Si ipotizza che il ricarico delle nuove spese possa disincentivare l’apertura di nuovi conti o tradursi in balzelli aggiuntivi sui risparmi. Il rischio, insomma, è quello di un equilibrio precario tra tutela dell’utenza e tenuta complessiva del sistema.
Prospettive verso il Senato
Ora l’ultimo passaggio tocca al Senato, dove il testo dovrà essere vagliato per l’approvazione definitiva: problematiche di compatibilità con la normativa europea e possibili rilievi di incostituzionalità potrebbero accendere il dibattito. Quello che pare certo è che il provvedimento, sostenuto da un consenso politico trasversale – con voci unanimi da Lega, Fratelli d’Italia e Partito Democratico – disegna uno scenario in cui la difesa dei diritti bancari diventa un tema cardine.
Il percorso appare quindi inedito, e la sfida lanciata è tanto affascinante quanto complessa: garantire una protezione concreta a favore dei cittadini, senza trascurare le esigenze di un sistema creditizio che fatica a tenersi in equilibrio tra nuovi oneri normativi e la domanda di maggiore equità.
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