Stipendi in crescita? Solo sulla carta: cosa sta succedendo al potere d’acquisto
Nonostante lievi aumenti, gli stipendi non tengono il passo con l’inflazione. Il potere d’acquisto cala e milioni di lavoratori attendono ancora i rinnovi.
Fonte immagine: Finanza.com
La recente fotografia economica ci racconta di stipendi in timida crescita, ma ancora in affanno rispetto ai rincari generali. Chi si aspettava uno slancio risolutivo resterà sorpreso: la dinamica retributiva media, pari al 2,6% nel mese di settembre 2025 rispetto all’anno precedente, fatica a tenere a bada un’aumentata inflazione e un mercato in continua evoluzione.
Questi incrementi, pur percepibili, non riescono a scongiurare la riduzione del potere d acquisto, lasciando spazio a un clima di incertezza tra le famiglie, sempre più in allerta di fronte alle oscillazioni dei prezzi delle materie prime e alla crescente pressione sui consumi.
Divergenza tra retribuzioni e consumi di base
Nonostante alcune fiammate settoriali, emerge in modo marcato il confronto con il carrello della spesa, in salita del 3,1%. Questa forbice tra salari e beni essenziali si traduce in un’ulteriore erosione per chi già combatte con bilanci familiari fragili. Da un lato, settori come la Pubblica Amministrazione sembrano guadagnare terreno, con un aumento del 3,3%: spiccano i dipendenti ministeriali (+7,2%), il personale militare (+6,9%) e i Vigili del Fuoco (+6,8%).
Dall’altro, si registrano enclave di completa stagnazione, come nel comparto delle farmacie private e della telecomunicazioni, distanti dal resto del mercato del lavoro e penalizzanti per gli addetti che non vedono alcun incremento retributivo.
Settori in crescita e correlazione con la produzione
Chi traina davvero l’occupazione in questa fase? Il podio è occupato dall’agricoltura, con un +4,9%, a cui seguono i servizi privati (+2,4%) e, poco dopo, l’industria (+2,3%). L’impegno e la resilienza di questi comparti testimoniano come la maggior propensione agli investimenti strategici possa portare – almeno parzialmente – dei risultati incoraggianti.
Tuttavia, la crescente distanza tra retribuzioni e aumento dei beni di prima necessità solleva interrogativi sulla sostenibilità economica di questi vantaggi. Anche se l’inflazione è descritta come stabile all’1,6% su base annua, molti indicatori fotografano incrementi più incisivi sul fronte delle spese quotidiane, creando un effetto destabilizzante per i budget familiari.
Nodi contrattuali e prospettive future
Non meno rilevante è la sfera dei Contratti Collettivi Nazionali, con il 43,1% dei lavoratori italiani – circa 5,6 milioni di persone – in attesa di un rinnovo. L’urgenza è particolarmente sentita tra i metalmeccanici, dove oltre 1,5 milioni di addetti restano in attesa del nuovo accordo, uno dei 29 in scadenza non ancora formalizzati.
Il ritardo generato da queste trattative sospese conferma la tendenza a rinviare scelte fondamentali, con ricadute sulla capacità di spesa effettiva e sull’equilibrio complessivo del mercato interno. Se le riforme non prenderanno forma, l’intero panorama rischia di aggravare le disparità esistenti, rendendo ancor più urgente la ricerca di soluzioni condivise e sostenibili per consolidare la ripresa economica.
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