Stop alle pensioni anticipate: cosa fare adesso per non perdere l’uscita
Dal 2026 si chiude la stagione della flessibilità in uscita: addio a Quota 103 e Opzione Donna. Proroga più rigida per l’Ape Sociale e nuovi vantaggi fiscali.
Fonte immagine: Finanza.com
Il dibattito sulle pensioni in Italia si fa sempre più acceso, soprattutto ora che la Manovra di Bilancio 2026 introduce regole innovative e strategie mirate a riequilibrare i costi del sistema previdenziale. Le novità riguardano sia l’uscita anticipata dal lavoro sia la definizione di aliquote fiscali più vantaggiose, specialmente per le fasce di reddito intermedie. Questo intervento normativo sembra voler trovare un punto d’incontro tra la necessità di apportare correzioni strutturali e l’esigenza di proteggere chi risulta più vulnerabile nel mercato del lavoro.
Stop ai meccanismi di flessibilità anticipata
A partire dal primo gennaio 2026, si interrompe la possibilità di usufruire di Quota 103 e Opzione Donna. Tali forme di pensionamento anticipato avevano favorito migliaia di lavoratori, permettendo uscite flessibili che si discostavano dai percorsi standard. Ora, chi desidera cogliere questi strumenti deve maturare i requisiti entro il 31 dicembre 2025, pena la perdita dell’accesso.
Nel frattempo, le norme puntano a incoraggiare la cultura della permanenza attiva. Va detto che il governo apre comunque un piccolo spiraglio per i lavoratori più compromessi, sebbene i criteri siano molto più selettivi rispetto al passato.
L’adeguamento dell’età pensionabile e l’estensione dell’Ape Sociale
Cambia anche il quadro dell’età pensionabile, con incrementi minimi legati alle aspettative di vita: si parla di un solo mese di rialzo nel 2027 e di due mesi nel 2028. Inoltre, chi svolge mansioni usuranti o particolarmente pesanti sarà del tutto escluso da questo aumento, rendendo l’uscita più gestibile per le categorie esposte a maggior rischio.
Sul versante del sostegno alle situazioni di disagio, viene riconfermata la Ape Sociale per tutto il 2025, ma con paletti più rigidi: bisogna avere almeno 63 anni e 5 mesi di età, e rientrare tra disoccupati, persone con invalidità sopra il 74%, caregiver di familiari gravemente disabili o addetti a mansioni estremamente gravose.
Riduzioni fiscali e incentivi post-uscita
La manovra porta buone notizie anche sul piano tributario. È infatti prorogato il Bonus Giorgetti, che premia chi decide di continuare a lavorare nonostante abbia già i requisiti per il ritiro. Nel medesimo quadro, l’aliquota IRPEF per i redditi tra 28.000 e 50.000 euro scende dal 35% al 33%, regalando un risparmio che può arrivare a circa 440 euro l’anno.
Restano in piedi le misure di sostegno alla casa: il bonus ristrutturazioni per la prima abitazione resta al 50%, mentre per la seconda casa rimane fissato al 36%. Con questi interventi, l’esecutivo punta a dosare la sostenibilità economica, favorendo al contempo chi si trova in situazioni di maggior fragilità o desidera perfezionare le proprie condizioni di vita domestica.
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