Lavoro Busta paga Più soldi nei buoni pasto? Ecco chi ci guadagna davvero (e chi no)

Più soldi nei buoni pasto? Ecco chi ci guadagna davvero (e chi no)

Commissioni al 5%, soglia esente più alta: ma è un vero aiuto per chi lavora o solo un favore alle società emettitrici? Tutta la verità sulla nuova riforma dei buoni pasto.

20 Ottobre 2025 17:50

Il dibattito sui buoni pasto elettronici continua ad animare il panorama italiano, coinvolgendo oltre 3,5 milioni di lavoratori, di cui 700mila nel pubblico impiego. Non è un mistero che il recente incremento della soglia di esenzione fiscale da 8 a 10 euro al giorno abbia acceso gli entusiasmi: alcuni lo considerano un’innovazione benefica per sostenere il potere d’acquisto, mentre altri mettono in risalto la misura parallela, ovvero il tetto al 5% delle commissioni a carico degli esercenti.

L’intero sistema, insomma, ruota attorno a un equilibrio fragile, in bilico tra i vantaggi per i lavoratori e i benefici che ricadono soprattutto sulle società emettitrici.

L’innalzamento del tetto di esenzione

Quando il governo ha deciso di portare a 10 euro il valore giornaliero esente da imposte per i buoni elettronici, ha puntato a rafforzare il meccanismo di welfare aziendale. In linea teorica, questa strategia offre alle imprese uno strumento per incentivare i propri dipendenti, ma nei fatti resta aperta la questione: a chi conviene davvero?

Secondo uno studio condotto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Edenred, l’iniziativa, pur costando allo Stato tra i 75 e i 90 milioni, genererà consumi aggiuntivi per circa 1,8 miliardi di euro. A beneficiarne sarebbe anche l’erario, con un maggiore gettito IVA stimato tra 170 e 200 milioni, traducendosi in un saldo positivo compreso tra 95 e 110 milioni.

Nuovi limiti e trasformazioni del mercato

La vera novità che fa discutere, tuttavia, è il tetto fissato al 5% per le commissioni che le società di emissione possono applicare agli esercizi commerciali. Prima di questa regolamentazione, si poteva arrivare a cifre molto più alte, addirittura fino al 21% nel settore pubblico.

Da un lato, le associazioni di categoria come Fipe Confcommercio esultano, vedendo in tale limite una salvaguardia per la ristorazione e la distribuzione di piccole dimensioni; dall’altro, per le società emettitrici, è inevitabile compensare il minor margine. Ecco che l’aumento della soglia di esenzione diventa una preziosa occasione per recuperare parte delle entrate, incentivando al tempo stesso la digitalizzazione a scapito dei buoni cartacei.

Uno sguardo ai veri beneficiari

A conti fatti, i lavoratori ottennero solo 2 euro al giorno in più, un vantaggio limitato rispetto alle aspettative. Le società emettitrici, invece, hanno accolto con favore questa doppia manovra, che da un lato protegge gli esercizi commerciali dal peso eccessivo delle commissioni, e dall’altro rilancia i buoni elettronici, a scapito di quelli cartacei, destinati ormai a un ruolo marginale.

Se da un punto di vista strategico si tratta di un passaggio verso la semplificazione e l’innovazione, è altrettanto vero che molte incognite restano ancora aperte. Il punto cruciale rimane sempre lo stesso: trovare un equilibrio in cui tutti possano trarre vantaggio, senza dimenticare che l’obiettivo finale è valorizzare il potere d’acquisto e la qualità del lavoro nel contesto di un welfare aziendale più dinamico e inclusivo.

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