Fisco Tasse e imposte Superdazio USA sulla pasta italiana: ci costerà tutto molto di più?

Superdazio USA sulla pasta italiana: ci costerà tutto molto di più?

Il dazio del 107% degli Stati Uniti sulla pasta italiana mette a rischio l'export e potrebbe far aumentare i prezzi in Italia, colpendo famiglie e produttori.

7 Ottobre 2025 11:20

Il superdazio del 107% varato dalle autorità statunitensi contro la pasta italiana ha innescato un’onda di preoccupazione tra produttori e consumatori. Questa mossa, che aggiunge un nuovo 91,74% di misure antidumping a una tariffa preesistente del 15%, rischia di ribaltare gli equilibri sia sul versante dell’export sia su quello dei prezzi della pasta destinati al mercato interno.

Da un lato, gli Stati Uniti imputano alle aziende di praticare tattiche commerciali scorrette; dall’altro, c’è il timore che i produttori riversino sul mercato nazionale i mancati introiti, generando rincari a cascata per i consumatori. Già oggi, infatti, un chilo di pasta registra un costo medio di 1,84 euro, con aumenti che superano il 24% rispetto a un paio di anni fa.

L’impatto sulle imprese

Le grandi aziende coinvolte, tra cui marchi di primo piano come La Molisana e Garofalo, temono che questa decisione colpisca gravemente il loro fatturato estero e metta a repentaglio il prestigioso made in Italy. I dati dell’ultimo anno, in cui il settore ha generato oltre 671 milioni di euro in esportazioni verso gli USA, rivelano la portata economica del danno.

Sul fronte produttivo, la parola d’ordine è Coldiretti, che punta il dito contro la possibile sovrabbondanza di pasta sul mercato interno. Se le aziende, infatti, non riuscissero a mantenere stabili le vendite all’estero, c’è il rischio di un surplus che potrebbe spingere verso ulteriori incrementi di prezzo, aggravando le difficoltà già affrontate dalle famiglie.

Reazioni governative e diplomatiche

Le contromisure non si sono fatte attendere. Il ministro Francesco Lollobrigida ha accusato Washington di eccessivo protezionismo e si è impegnato a tenere alta l’attenzione sul tema. Nel frattempo, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha avviato una task force per negoziare con le autorità americane, sperando di scongiurare il danno a lungo termine.

La prospettiva di varcare la soglia del 2026 con oneri ancora più pesanti preoccupa sia gli addetti ai lavori sia chi fa della pasta un alimento irrinunciabile sulle proprie tavole. In un contesto già segnato da tensioni commerciali, questi scenari alimentano timori su possibili ulteriori restrizioni o sanzioni incrociate.

Effetti sui consumatori e considerazioni finali

A lanciare l’allarme è anche Assoutenti, che avverte come gli aumenti previsti possano acuire il già elevato costo della vita, dato che i rincari alimentari pesano in modo significativo sui bilanci familiari. Con un mercato sempre più competitivo a livello globale, la competitività dei nostri prodotti rischia di entrare in crisi, favorendo l’ingresso di imitazioni a basso costo ed erodendo la fiducia dei consumatori di fronte all’eccellenza delle produzioni nazionali.

È dunque fondamentale monitorare gli sviluppi e negoziare soluzioni efficaci, affinché il settore agroalimentare non subisca contraccolpi irreparabili e la pasta rimanga un fiore all’occhiello, emblema di qualità e tradizione.

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