Fisco Dichiarazioni Assegno INPS post mortem: come richiederlo e quali spese copre

Assegno INPS post mortem: come richiederlo e quali spese copre

Cosa accade all’assegno di assistenza INPS della prestazione universale in caso di decesso: importi, requisiti, domanda e rimborso agli eredi.

2 Ottobre 2025 15:45

Si mormora nei corridoi dell’amministrazione pubblica che il recente messaggio n. 2821 del 26 settembre 2025 abbia portato un soffio d’aria nuova per chiunque voglia capire cosa succede alle somme non riscosse in seguito al decesso di un beneficiario. È una svolta importante, perché la INPS ha chiarito come gestire il rimborso post mortem dell’assegno e quali documenti fornire.

Le famiglie si trovavano spesso nella nebbia burocratica, incapaci di accedere a fondi maturati ma non ancora incassati. Ora invece, con le istruzioni nero su bianco, diventa più semplice muoversi entro le regole, ottenere la giusta tutela e dare continuità alle risorse necessarie per sostenere i costi dell’assistenza. Un vero passo avanti, se si pensa a quanti anziani ultraottantenni abbiano affidato le proprie speranze a questa nuova misura.

Le novità sulla prestazione universale

L’idea di questa nuova forma di sostegno nasce dalla volontà di offrire un appiglio concreto a persone con ISEE limitato, già riconosciute come fragili in virtù della indennità di accompagnamento. Per costruire un sistema più inclusivo, l’istituto ha quindi deciso di sperimentare la prestazione universale, composta in parte da un importo fisso e in parte da una quota variabile, correlata alle spese documentate.

Questo meccanismo consente di coprire voci di spesa come il ricorso a personale specializzato, o il potenziamento di servizi a domicilio, senza pesare eccessivamente sul bilancio familiare. Grazie alla struttura stessa della misura, anche chi ha esigenze di assistenza più flessibili può beneficiare di un contributo adeguato, senza per forza dover ricorrere a soluzioni esterne più costose.

Come richiedere il assegno di assistenza post mortem

La vera svolta del messaggio è chiarire che, alla morte del beneficiario, gli eredi possono richiedere tutte le rate maturate e non riscosse. Questa opportunità non è estesa a tutti in modo automatico: occorre presentare apposita domanda sul portale INPS, allegando documentazione ufficiale delle spese sostenute in vita dal defunto.

Il principio è salvaguardare l’uso corretto dello strumento e assicurare che i fondi vadano effettivamente a coprire i costi di assistenza domiciliare o altri servizi non sanitari. La misura, infatti, perde di validità se si abusa del suo scopo originario, oppure se ci sono periodi di ricovero in RSA che sospendono il diritto alla quota.

Fondi e prospettive future

Dal punto di vista economico, questa forma di sostegno può arrivare a cifre considerevoli, soprattutto se la condizione di non autosufficienza permane a lungo. L’attenzione posta ai nuclei familiari con ISEE fino a 6.000 euro testimonia come si miri a una platea particolarmente colpita da spese di gestione e cura quotidiana.

L’iniziativa, pur sperimentale, rappresenta un modello di welfare che potrebbe divenire stabile e ampliarsi a un numero crescente di beneficiari negli anni a venire. La nuova assegno di assistenza post mortem, dunque, getta luce su un tema di grande delicatezza sociale, garantendo alle famiglie una sicurezza in più per affrontare le necessità di chi non può più provvedere a se stesso.

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